Medici veterinari e Prima Guerra Mondiale: il pensiero corre subito al notissimo film di Steven Spielberg War horse, incentrato sulle peripezie di un cavallo che affronta la Grande Guerra, passando di mano in mano e da uno schieramento all’altro, riuscendo a fare ritorno indenne alla sua fattoria. In realtà, il conflitto che insanguinò i campi di battaglia di tre continenti fra il 1914 e il 1918 fu anche una mattanza di animali, soprattutto cavalli e muli, ma anche cani. Mobilitati a milioni da tutti gli eserciti, falciati dalla mitraglia caricando insieme ai loro cavalleggeri o dilaniati dalle granate mentre portavano carichi di munizioni oppure trainavano pezzi d’artiglieria.
Il servizio veterinario militare dei vari eserciti, su tutti i fronti, si prodigò per alleviare le sofferenze e quando possibile a garantire la sopravvivenza di questi tragici eroi a quattro zampe, trascinati loro malgrado in un inferno di scoppi, sibili e sangue. Un convegno in corso da oggi e sino a mercoledì all’Università di Torino, rievoca quelle pagine di storia, con contributi di docenti e ricercatori civili e militari provenienti da vari Paesi. La consigliera Chiara Giacosa è intervenuta in apertura dei lavori: portando il saluto della Città di Torino, ha ricordato l’importanza del lavoro di chi si impegna per salvare vite, umane o animali che siano.
Claudio Raffaelli