I crimini del colonialismo italiano rievocati in Sala Rossa

Da sinistra, Guzzi, Grippo, Fainelli, Mohamed, Ahmed e Rosatelli

Parlare di crimini del colonialismo italiano può ancora apparire strano a molti, in un Paese cresciuto nel luogo comune degli “italiani brava gente”. Eppure, il colonialismo italiano in Africa, certamente tardivo rispetto a quello di altri Paesi europei, non fu un colonialismo minore, tantomeno  “più umano”, sempre che umanamente si possano invadere terre ed assoggettare popoli. Yekatit 12, equivalente al 19 febbraio nel calendario etiope, ne fu la vergognosa apoteosi. In quel giorno del 1937, e nei due successivi, circa trentamila etiopi inermi, in buona parte donne e bambini, furono uccisi con bastoni, fuoco e fucili, come rappresaglia per un attentato subìto ad Addis Abeba, a opera di giovani resistenti etiopi, dal generale Rodolfo Graziani. Mussolini lo aveva nominato governatore dell’Etiopia dopo la feroce guerra di aggressione e conquista del 1935-36, scatenata dall’Italia monarchica e fascista contro uno dei pochissimi Stati indipendenti, che a due riprese, nel secolo precedente, aveva respinto i tentativi di invasione italiani. Una guerra nella quale vennero usate, da parte italiana, armi chimiche proibite dalle convenzioni internazionali. Ma ci furono anche le deportazioni di massa nei campi di concentramento in Libia, la riduzione in uno stato di fatto di schiavitù nelle aziende agricole, la fucilazione di migliaia di sacerdoti e seminaristi copti di Debra Libanos.

Ufficiali italiani esibiscono la testa mozzata di un etiope

Di tutto questo poco si parla e meno ancora viene studiato, spesso minimizzando quanto accaduto, in una sorta di amnesia autoassolutoria a lungo coltivata. Oggi, in Sala Rossa, si è cercato di contribuire alla rottura del silenzio, con una sobria celebrazione dell’anniversario della strage di Addis Abeba. Una celebrazione che è stata soprattutto un momento di celebrazione collettiva, di fronte a una folta rappresentanza di studenti e studentesse.

La presidente del Consiglio Maria Grazia Grippo, introducendo la cerimonia, ha ricordato la mozione approvata dal Consiglio comunale il 15 gennaio 2024, che assumeva l’impegno di ricordare questo anniversario. ” Quel che non si dice perde progressivamente di consistenza e si può più facilmente disgregare e una volta disgregato si può facilmente polverizzare, fino a non lasciare più traccia” ha sottolineato la presidente, ” o peggio ancora si può più facilmente manipolare, distorcere e ricomporre in una nuova forma. Ed ecco come ad esempio la leggenda degli ‘italiani brava gente’ sia diventata una delle più longeve e tenaci nell’opinione pubblica del nostro Paese durante l’ultimo secolo“.

Grippo ha poi sottolineato la necessità che “il nostro Paese si renda disponibile a ricordare, a tramandare, a fare i conti con il passato e riconoscere errori e orrori chiamandoli per nome“, motivo per cui il Consiglio comunale, con la mozione del 2024, aveva chiesto alla Giunta  di fare appello al Parlamento italiano affinché approvasse la proposta di legge per l’istituzione del Giorno della memoria delle vittime del colonialismo italiano. “Qui scegliamo” ha concluso Grippo” di rendere omaggio, come non era ancora accaduto e come è giusto, alle migliaia di vittime che quel passato da invasori ha mietuto. Qui infine scegliamo di riconoscere quell’oppressione per finalmente ripudiarla e così dare speranza al progetto di una società che sia compiutamente antirazzista”.

Un attento pubblico, in gran parte studenti e studentesse, ha seguito con attenzione l’iniziativa in Sala Rossa per ricordare lo Yekatit 12

In Sala Rossa sono poi intervenuti Diego Guzzi per il Polo del 900,che ha condotto l’incontro,  e il consigliere Abdullahi Ahmed Abdullahi, presidente della Commissione contro razzismo e intolleranza, che ha tra l’altro ricordato il contributo dato da italiani originari del Corno d’Africa, come Giorgio Marincola, alla Resistenza italiana contro i nazifascisti. Hanno quindi preso la parola Grace Fainelli e Fartun Mohamed, sottolineando come la narrazione del periodo coloniale da parte di una sola prospettiva, quella dei dominatori, abbia perpetuato la sottovalutazione dei crimini del colonialismo italiano, protrattosi, in Somalia, ben oltre la Seconda guerra mondiale. Una storia di dolore che ancora oggi si percepisce, senza che le vittime abbiano una voce e un riconoscimento.

A concludere è stato l’assessore Jacopo Rosatelli, che ha sottolineato l’allarme suscitato dal diffondersi in Italia e in Europa, istituzioni comprese,  di idee e linguaggi che sembravano sepolti o almeno messi ai margini, che nelle logiche razziste e di suprematismo bianco proprie del passato coloniale affondano le loro radici. Ricordare le vittime del colonialismo è  anche legato alla consapevolezza che la nostra società, senza le energie e l’intelligenza delle persone migranti, non farà molta strada.

Hanno preso parte alla cerimonia anche i consiglieri Emanuele Busconi e Sara Diena, oltre alla consigliera regionale Alice Ravinale, che era stata la prima firmataria della mozione del 2024.

(Claudio Raffaelli)