Giancarlo Carcano, una vita tra giornali, politica e storia

Un momento dell'incontro presso il Circolo della Stampa

Sono stati ex consiglieri comunali, ma soprattutto anziani giornalisti a ritrovarsi al Circolo della Stampa di corso Stati Uniti 27, ieri sera, per un ricordo di Giancarlo Carcano. L’iniziativa, organizzata dall’Associazione Consiglieri Emeriti della Città di Torino, ha inteso rievocare la biografia professionale di un giornalista, scomparso nel 1993, che iniziando dalla collaborazione con il settimanale Il Paese sportivo giunse ad essere il caporedattore del TG3 Piemonte, passando per la redazione torinese dell’Unità, la Gazzetta del Popolo, il Radio Corriere TV. Un percorso che ha lasciato il segno, come è emerso dalle tante testimonianze offerte da colleghi e amici durante l’incontro, che è stato aperto dall’intervento del presidente dell’Associazione Consiglieri e dal saluto di un rappresentante della Città di Torino. Ma Carcano non si è limitato, nella sua troppo breve esistenza (aveva 59 anni soltanto) a rappresentare uno dei più autorevoli esponenti del giornalismo subalpino. Fece anche parte del Consiglio comunale, tra il giugno del 1975 e il gennaio del 1978; in più, si fece conoscere ed apprezzare come un appassionato e competente storico del movimento operaio e antifascista torinese, al quale dedicò varie opere, apparse tra il 1973 e il 1993. Proprio uno di questi libri, “Torino 1917. Cronaca di una rivolta”, pubblicato nel 1977, è stato recentemente oggetto di una nuova edizione, presentata nel corso dell’incontro al Circolo della Stampa. Il volume rappresenta una documentata ricostruzione di una pagina spesso rimossa dalla memoria collettiva e dalla storiografia: la rivolta dei quartieri operai di Torino contro la carestia dovuta al protrarsi della Prima Guerra Mondiale, rivolta spontanea che assunse il carattere di una ribellione di massa contro la guerra stessa. La repressione messa in atto dal Regio Esercito lasciò sul selciato decine di morti, mentre vari dirigenti e attivisti vennero processati e arrestati.  Tra loro, il giovane consigliere comunale Giuseppe Romita, che un trentennio più tardi si sarebbe trovato a ricoprire la carica di Ministro dell’Interno, all’epoca del Referendum istituzionale del 1946.

Claudio Raffaelli