Garante dei detenuti: preoccupazione per le persone in attesa di braccialetto elettronico

Nicolò Mirandola è rimasto oltre 100 giorni in carcere. Per lui erano previsti gli arresti domiciliari da scontare con braccialetto elettronico, ma la mancanza di disponibilità di questo dispositivo lo ha costretto in cella. Il suo caso è venuto recentemente alla luce, ma non è l’unica persona venuta a trovarsi in questa situazione, nella Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino.
Per questo, Monica Cristina Gallo, garante per i diritti delle persone private della libertà, esprime grande preoccupazione per questa situazione.
“E’ inutile che il Gip conceda questa misura alternativa al carcere, se poi non ci sono le condizioni per applicarla”, afferma la Garante. “A Torino, aggiunge, sono 5 le persone in attesa di braccialetto elettronico, una da un tempo ancora più lungo di Nicolò, il cui caso, grazie ad una rete esterna di sostegno, è venuto giustamente alla ribalta”. “Purtroppo, nella maggior parte dei casi, problemi simili passano sotto silenzio”.
E’ un problema di costi la gestione del braccialetto elettronico?” si interroga ancora Gallo. “Perché in Italia costa 115 euro al giorno mentre in Germania 7 e negli Stati Uniti 5?”
“Non si può giocare con le aspettative delle persone”, sostiene Gallo, evidenziando come attualmente i detenuti debbano attendere, per un tempo indefinito, l’attribuzione di un braccialetto, lasciato libero da una persona al termine della pena.
A questo va aggiunto che le indagini che vengono poste in essere rispetto al contesto sociale tra cui il domicilio, avvengono successivamente all’attribuzione della pena domiciliare con braccialetto elettronico. In caso di controindicazioni, conclude, per il detenuto si presenta un ulteriore elemento di frustrazione e di disagio per un’aspettativa mancata”.
“E’ importante, come in questo caso in cui l’intervento dell’Ufficio garante di Torino ha coinvolto fin da subito il Garante nazionale e il garante regionale, rafforzare un dialogo con il Ministero di Giustizia e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria perché un istituto che io ritengo condivisibile, possa però essere rivisto nell’ambito dei costi e delle procedure di attribuzione”.

Federico D’Agostino