Un giorno tutto questo…finirà. Il giorno è il 30 giugno prossimo, data finale della liquidazione della Fondazione del Libro di Torino, l’ente che organizza Salone del libro, Portici di carta e molti altri eventi culturali legati al libro.
La Fondazione viene liquidata perché “insostenibile”, spiegano Francesca Leon e Antonella Parigi, assessore alla cultura del Comune di Torino e della Regione Piemonte. Al suo posto nascerà una nuova realtà, che avrà una natura giuridica (e forse non solo giuridica) diversa da quella della disciolta Fondazione. Si tratta dunque
di una ripartenza da zero, che ha tra le sue conseguenze il licenziamento dei 12 dipendenti della Fondazione stessa, quegli stessi che ora, un po’ paradossalmente, lavorano ventre a terra per organizzare l’imminente XXXI Salone del libro.
Il loro futuro lavorativo è stato al centro di una seduta congiunta della Commissione lavoro del Comune (presidente Andrea Russi) e della Commissione cultura della Regione (presidente Daniele Valle) tenutasi nel primo pomeriggio a Palazzo Lascaris. A rappresentarli c’era Luca Sanna, sindacalista della Filcams Cgil.
Dall’incontro del 26 gennaio scorso col vicepresidente Mario Montalcini e il segretario Michele Petrelli, spiega Sanna, nessuna formale rassicurazione sull’assunzione preso la nascente “newco”. Per loro viene invece prospettato il trasferimento presso il Circolo
dei lettori (9 dipendenti), la fondazione per la cultura (due dipendenti), ed il Comune di Torino (un dipendente).
Leon spiega che la liquidazione è stata una scelta obbligata e che ora “l’obbiettivo è arrivare alla definizione della nuova governance entro l’inizio del Salone del Libro”. Solo a partire da questo nuovo soggetto e dalle sue caratteristiche (governance, ruolo degli editori, compiti assegnati) sarà possibile valutare quali dipendenti reinserire, in base alle competenze possedute, e quali far assumere da altre realtà “del perimetro culturale”.
“ Ma sul fatto che nessuno perderà il lavoro – puntualizza Parigi – con i lavoratori sono stata chiara fin dall’inizio”.
Silvio Lavalle