Portava un nome gozzaniano, Felicita, ma la sua vita non è trascorsa sulle sponde della cerulea Dora o tra arredi severi, bensì sui fronti di mille battaglie politiche. Il giardino di corso Unione Sovietica angolo via Monteponi è stato intitolato, questa mattina, proprio a lei, Felicita Ferrero. Collaboratrice di Antonio Gramsci al giornale “L’Ordine Nuovo” nel 1919-1920, esponente del Partito comunista fin dalla fondazione nel 1921, si impegnò nel Soccorso rosso, l’organizzazione che aiutava le vittime della repressione del regime, emigrò in URSS per sfuggire alle persecuzioni fasciste.
Testimone delle purghe staliniane, tornata in Italia continuò a militare nel PCI (“cercava di parlare di ciò che aveva visto ma non veniva creduta”, ha ricordato Renzo Gianotti durante la cerimonia) e lavorò per il quotidiano “L’Unità” collaborando con Ludovico Geymonat. Nel 1956 lasciò il PCI (dopo 35 anni di militanza) in solidarietà con l’insurrezione ungherese contro l’occupazione sovietica , vivendo “l’amarezza di uscire dal partito anche se tutto il mondo è lì”, per usare la definizione dello scrittore Massimo Cirri . Già anziana, fu attiva nel movimento di liberazione delle donne negli anni Settanta, dal quale vedeva riproposti temi che lei, con poche altre, aveva a più riprese sollevato con decenni di anticipo. Felicita Ferrero, scomparsa nel 1984, è stata ricordata nel corso di una cerimonia durante la quale hanno preso la parola il presidente del Consiglio comunale Fabio Versaci, Marco Brunazzi per l’Istituto di studi storici “Gaetano Salvemini”, il senatore Renzo Gianotti, la presidente della Circoscrizione Mirafiori – Santa Rita, Luisa Bernardini e Germana Curioli Luraghi, amica di famiglia. Tutti gli oratori e oratrici hanno sottolineato la passione civile e politica di Felicita Ferrero, il suo ruolo di precorritrice delle tematiche femministe e la sua tenacia nel difendere la libertà, da qualunque parte venisse messa in discussione.
Claudio Raffaelli