Qual è lo stato di salute delle aziende piemontesi sul piano delle esportazioni? Lo illustra una ricerca di Confindustria Piemonte, realizzata con Sace e Unioncamere, presentata negli scorsi giorni in una riunione della commissione Lavoro, presieduta da Pierino Crema.
I primi dati riguardano il commercio internazionale nel suo complesso che, dopo gli anni di flessione durante la pandemia, ha incontrato due fasi di crescita, nel 2021 e ancor più nel 2022.
In questo anno, il primo Paese per esportazioni è stato la Cina (14,4%), seguito da Stati Uniti (8,3%), Germania (6.6%). L’Italia si colloca al quinto posto (2,7%) davanti a Francia, Regno Unito e India.
Nel 2022, il Piemonte si conferma la quarta regione per esportazioni per un valore pari a 59 miliardi (+ 18,5% rispetto al 2021). Nei primi sei mesi del 2023, il valore ammonta a 32,8 miliardi (+ 15,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).
Nel torinese, sono 196 mila le imprese attive con un export pari a 26,4 miliardi.
La ricerca evidenzia come il 61% delle aziende piemontesi abbia rapporti con l’estero e come, nel 41% dei casi ricorra ad esportazione diretta. Nel 2022, oltre il 27% delle aziende ha realizzato all’estero oltre il 60% del proprio fatturato. Negli ultimi tre anni, nonostante la pandemia, il conflitto russo ucraino e l’aumento dei costi delle materie prime, la quota di fatturato realizzato all’estero è rimasta stabile nel 55% dei casi, aumentata nel 36%.
L’indagine della ricerca si focalizza sulle sedi produttive all’estero, concentrate in prevalenza tra Francia (automotive, edilizia, servizi alle imprese, chimico, gomma, plastica, agroalimentare), Stati Uniti (automotive, chimico, moda, tessile), Germania (Chimico, gomma, plastica, automotive, ferroviario), Cina (automotive, abbigliamento, chimico, edilizia).
Anche in prospettiva, in Europa, Francia e Germania si confermano i principali Paesi partner, Usa e Cina, trai Paesi extraeuropei. Minori interesse, per questioni geopolitiche, verso la Russia.
F.D’A.