“Non c’è coscienza del passaggio dallo scherzo al reato”. Questa non consapevolezza, unita a difficoltà di relazioni, scarsa informazione ed educazione è all’origine di episodi di bullismo o cyber bullismo, tra i giovani. E’ quanto emerso dall’incontro della commissione Pari Opportunità con i relatori che, nel dicembre scorso, hanno dato vita ad un convegno promosso dalla Città Metropolitana e dal Miur, dal titolo “Bullismi e cyberbullismo: quale ruolo per gli enti locali e il territorio?”
Psicologi, operatori sociali, avvocati, amministratori e funzionari pubblici hanno sintetizzato i temi approfonditi al convegno e illustrato le proprie esperienze nei rispettivi ambiti di ricerca e competenza.
Valter Bouquie, del Nucleo di prossimità della Polizia municipale di Torino, ha sottolineato l’impegno dei vigili, nato già nel 2009, nel sensibilizzare ragazzi di tutte le fasce di età.
Oltre metà delle scuole di Torino sono state raggiunte dagli operatori della Polizia municipale che hanno incontrato circa 18 mila ragazzi. Un’attività con funzione educativa incentrata anche su studenti sotto i 14 anni, non punibili da un punto di vista penale, nel caso di compimento di reato.
Punibilità che, invece, secondo il codice civile, non prevede un’età minima, ha evidenziato l’avvocata Maria Grazia D’Amico, poichè in caso di danni, arrecati da minori tramite web, l’adulto che ne ha la responsabilità può essere condannato al risarcimento economico.
A tale proposito, nel corso dell’incontro, è stato evidenziato come internet e le nuove tecnologie siano elementi “né buoni né cattivi” ma come, nello stesso tempo, non possa essere lasciato ai minori il presidio di questi strumenti senza adeguata educazione e sorveglianza.
Infine, è stata sottolineata la necessità di responsabilizzare chi ha commesso un reato e, nello stesso tempo, di dare spazio a chi l’ha subito, in un confronto tra i due soggetti utile a ricomporre una relazione.
Federico D’Agostino