Vivono in sette in locali di 50 metri quadri. Sono privati di telefoni cellulari per contattare familiari e avvocati, pur non essendo detenuti. Consumano i pasti seduti sui propri letti, in mancanza di una sala mensa. Si sono ridotte le cure e i servizi di mediazione culturale. Questa è la condizione nella quale vivono i 93 “reclusi” all’interno del Centro di rimpatrio di Torino. Queste sono le condizioni di vita ordinarie descritte questa mattina, nel corso della riunione della commissione Legalità presieduta da Carlotta Tevere, da Monica Gallo, Garante del Comune di Torino per i diritti dei detenuti, Nunzio Giannini, responsabile di Amnesty International per il Piemonte e Valle d’Aosta, Maurizio Veglio della Clinica della Legalità dell’Università di Torino e Gianluca Vitale dell’Associazione degli Studi Giuridici di Torino.
Una situazione che preoccupa è spaventa anche alla luce dell’emergenza sanitaria che si sta vivendo.
La Commissione prendendo atto della grave situazione, lesiva anche della dignità umana ha preso una netta posizione.
“La Commissione Legalità del Comune di Torino esprime estrema preoccupazione per le condizioni in cui vivono le 93 persone attualmente rinchiuse nel CPR di corso Brunelleschi. Una preoccupazione che diventa maggiore, rispetto alle già precarie condizioni di vita presenti all’interno della struttura, alla luce dell’emergenza sanitaria in atto nel nostro Paese.
Non è accettabile che per questo tipo di “detenzione” non siano previste ed attuate le misure di distanziamento sociale previste dai vari Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, a tutela degli ospiti, del personale e, più in generale di tutta la popolazione cittadina.
La Commissione manterrà altissima l’attenzione sulle condizioni di vita all’interno del CPR di Torino, in continuità con l’ordine del giorno del Consiglio Comunale, approvato lo scorso anno, con il quale, oltre a chiederne la chiusura, si impegnava la Città ad acquisire, tramite i Garanti regionale e comunale nonché tramite la Prefettura, tutti gli elementi utili alla conoscenza dell’organizzazione della struttura sia per i servizi essenziali sia per l’assistenza.
Chiederà con forza, attraverso la sindaca, un’interlocuzione con il Prefetto perché si possa stabilire una relazione costante tra il Cpr e la Città, al fine di garantire un monitoraggio sul rispetto del diritto alle cure da parte degli ospiti, al diritti alle comunicazioni con familiari e legali con i propri strumenti, non essendo le persone in regime di detenezione e, più in generale, al diritto a condizioni di vita dignitose.
La Commissione avvierà un confronto con i Parlamentari piemontesi perché la questione sia affrontata in Parlamento e valuterà la redazione di un documento di denuncia da inviare alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo”.
Federico D’Agostino