250 milioni di euro: a tanto ammonta l’imponente mole di denaro che potrebbe mancare all’appello nelle casse di Palazzo Civico. La causa è semplice da individuare, i mancati introiti dovuti alle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, meno semplice è trovare le soluzioni per riequilibrare quei conti che pure erano stati minuziosamente delineati verso la fine dell’anno scorso con l’approvazione del bilancio preventivo. Un bilancio immaginato per un 2020 che allora nessuno poteva presagire come segnato da una crisi così profonda e, si ha ragione di temere, dalle conseguenze così durature.
La situazione è stata esaminata oggi nel corso di una riunione in videoconferenza, presieduta da Claudio Lubatti, delle commissioni consiliari Controllo di gestione e Bilancio. Una riunione alla quale ha preso parte, con il supporto dei suoi uffici, anche l’assessore al Bilancio Sergio Rolando, il quale ha spiegato come si debba attendere l’annunciato “Decreto Aprile”, che nonostante il nome dovrebbe vedere la luce a Roma verso la metà del mese di maggio, per avere maggiore chiarezza sui provvedimenti governativi in favore degli enti locali. L’ANCI, che rappresenta gli ottomila Comuni italiani, dovrebbe aver concordato un contributo governativo di 3 miliardi di euro, per l’insieme delle municipalità. Ma potrebbero non bastare, anche perché Torino non è la sola metropoli a dover fare fronte a queste difficoltà finanziarie: Milano potrebbe registrare un calo di introiti fino a mezzo miliardo di euro, Napoli addirittura di 700 milioni. E poi Firenze e Genova con 150 milioni, Bologna con 120, secondo i dati snocciolati dall’assessore Rolando.
Per il capoluogo piemontese, le previsioni formulate in commissione sono state pesanti: un calo del 30% per gli introiti derivanti da tassa rifiuti e IMU, -10% per l’addizionale Irpef, -60% per la tassa di soggiorno, senza parlare del calo del 40% per la COSAP. Voci che concorrono a formare quel potenziale disavanzo di bilancio che, come si è detto potrebbe raggiungere un quarto di miliardo di euro.
Sulle quote capitale, si potrebbe puntare a risparmiare forse 30 milioni, e la riduzione dei consumi energetici dovuta alla chiusura di strutture comunali e allo Smart working offrirebbe un ulteriore risparmio di circa 5 milioni, senza contare i circa 300mila euro al mese di ticket restaurant non fruiti dalle migliaia di dipendenti comunali che ora lavorano a domicilio. In alcuni casi, come per la ristorazione scolastica sospesa data la chiusura degli istituti, i risparmi vengono compensati, a negativo, dai mancato introiti.
Ci sono poi le spese per la restituzione dei mutui stipulati dalla Città, la loro rinegoziazione è in istruttoria ma su di essi, ha sottolineato l’assessore, dovrà intervenire il governo nell’ambito del già citato Decreto Aprile. Eventuali deroghe all’ordinamento degli enti locali per quanto riguarda il pareggio di bilancio non sarebbero al momento in discussione. Fondamentale, ha aggiunto l’assessore al bilancio, sarà un tavolo nazionale per definire la contrazione delle entrate ascrivibile alla pandemia e stabilire le modalità del loro recupero.
Il tema, complesso e delicato, non poteva non accendere l’interesse dei consiglieri: oltre al presidente Lubatti, sono intervenuti Lo Russo, Carretto, Versaci, Tresso, Scanderebech, Lavolta e Chessa. Al di là delle singole considerazioni, si è delineata una volontà comune di cercare di pervenire, pur nel rispetto dei diversi ruoli che competono a maggioranza e opposizione, ad una condivisione dell’esame e dell’adozione dei provvedimenti più idonei a far fronte alla situazione.
Claudio Raffaelli