Il Sindaco Stefano Lo Russo ha risposto, questo pomeriggio in Sala Rossa, sul merito delle comunicazioni richieste da Valentina Sganga e Silvio Viale, riguardanti l’interruzione dell’iscrizione anagrafica di #figli e #figlie di coppie omogenitoriali. Prima di tutto e per inquadrare al meglio una situazione piuttosto complessa dal punto di vista giuridico, Lo Russo ha ricordato la cronologia degli ultimi avvenimenti, iniziati con il decreto del 24 febbraio di quest’anno, con cui la corte di Appello di Torino ha respinto il reclamo presentato da una coppia omogenitoriale verso un precedente decreto dello stesso tribunale che, nel 2021, aveva rigettato l’istanza del doppio cognome per la figlia minore, ritenendo illegittimo l’atto di riconoscimento richiesto dalla seconda delle due mamme. La Corte d’Appello ha così confermato l’illegittimità, per contrarietà alla legge, della nota apposta successivamente all’atto di nascita da parte dell’ufficiale di Stato civile del Comune di #Torino. Chiamata in causa, la Città nella sua memoria difensiva ha evidenziato l’assenza nel nostro ordinamento di un divieto esplicito di questo riconoscimento e la legittimità dell’atto di registrazione perché coerente con la tutela dell’interesse del minore e l’ordine pubblico internazionale. Difesa non accolta dalla Corte d’Appello che, però, non ha annullato la registrazione ma si è limitata a disapplicare l’atto di riconoscimento adottato dal Sindaco perché ritenuto illegittimo. Quindi quel riconoscimento continua ad essere valido ed efficace. Le criticità che si vengono a creare sono: violazione di legge, violazione delle prescrizioni ministeriali, ostacoli futuri per un atto di riconoscimento effettuato contra legem, possibili profili di responsabilità penale per l’ufficiale di Stato civile con responsabilità risarcitorie per un atto illegittimamente adottato. Anche per questo, nel suo intervento il Sindaco conferma di avere deciso di sospendere temporaneamente la registrazione presso gli uffici anagrafici. Una soluzione che Lo Russo dichiara essere in conflitto con le sue opinioni in merito: “Si tratta di codici e commi ma stiamo parlando di bambine e bambini, di persone. Una discussione in punta di diritto che trovo inquietante. E trovo profondamente ingiusto – continua il sindaco – che mentre evochiamo pari diritti in Europa, le bambine e i bambini italiani ne abbiano meno dei loro coetanei europei”. Ancora più ingiusto ed iniquo, per Lo Russo, che della questione se ne debbano occupare Corti d’Appello, procuratori della Repubblica, prefetti e sindaci, dimostrando l’incapacità del Parlamento di legiferare nel merito di una questione così delicata: “Un Parlamento che ritiene tutto prioritario ma non i diritti di queste bambine e questi bambini”. Convinto, il sindaco, che la Città sia molto più avanti, pronta ad essere protagonista di una mobilitazione pubblica dal basso: “Obbedisco ma con profonda rabbia e un profondo senso di ingiustizia”. Subito dopo l’intervento del sindaco si è aperto il dibattito fra i consiglieri. Prima ad intervenire Paola Ambrogio (Fd’I) convinta che si tratti di una battaglia ideologica di chi deve restituire qualcosa ai gruppi che l’hanno sostenuto durante la campagna elettorale. La consigliera vorrebbe vedere la stessa determinazione per problemi che affliggono i torinesi e che dovrebbero essere il suo impegno prioritario: i problemi dei torinesi. Per Ambrogio la sentenza del tribunale indica chiaramente l’illegittimità di quelle registrazioni e quanto sia inopportuno avere continuato a farlo. “È un tema delicato sul quale deve intervenire il Parlamento. Quando ci saranno indicazioni precise lei, in qualità di sindaco potrà procedere”. Per Silvio Viale (Lista Civica per Torino) è sicuramente una vicenda complessa che pone un quesito: “Cosa facciamo con gli ottanta bambini riconosciuti prima da Chiara Appendino e poi da Lo Russo? Ovviamente non si toccano”. E così Viale si dice sicuro che alla fine questi bambini dovranno essere riconosciuti. Ma il Consiglio comunale deve sostenere queste coppie e quelle che chiederanno questo riconoscimento in futuro. Nel condividere il pensiero del sindaco ed invitandolo a proseguire questo percorso, Valentina Sganga (M5S), lancia una proposta alla Sala Rossa: condividere una proposta di legge, presentata dalla senatrice Maiorino, sul matrimonio egualitario. Nadia Conticelli ritiene comprensibili i toni appassionati del dibattito, perché si affrontano temi legati alle persone e ai diritti. Ma è anche convinta che si debba uscire da un’ipocrisia: “Tutti pronti a sostenere i diritti dei bambini, ma anche questi lo sono”. Per la capogruppo del PD, le istituzioni possono fare finta di non vederli ma esistono e le leggi devono regolare i diritti delle persone, guidare i processi e i cambiamenti, non negare la realtà. Su alcune questioni può essere più difficile legiferare, ma bisogna farlo. Indietro rispetto all’Europa, e convinta dell’inutilità di ulteriori atti simbolici, Conticelli si dice d’accordo nel proporre una legge che parte dal basso per risolvere definitivamente la questione: “Questi bambini hanno bisogno di certezze”. Per Tiziana Ciampolini (Torino Domani) le forze politiche di buon senso non possono che schierarsi a fianco di questi bambini così come recita l’Articolo 8 della Corte europea dei diritti umani per cui ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare. Una norma che ha ispirato il legislatore ad allargare il concetto di famiglia, estendendolo oltre alla definizione codicistica e facendolo arrivare alla tutela delle coppie che non intendono scegliere il matrimonio. Deve essere tutelato il minore e questo tema va portato avanti, per Ciampolini, con forza: “Il tema non è il figlio della coppia gay ma la tutela del massimo interesse del minore”. Anche per Alice Ravinale (Sinistra Ecologista), riconoscere i diritti di questi bambini non toglie diritti ad altri. Serve muoversi in quella direzione, una pratica d’avanguardia della Città di Torino che si trova ad avere una battuta d’arresto dovuta a limiti normativi. Per la consigliera sarà fondamentale che il Paese si muova nella direzione della realtà, perché la cittadinanza è più avanti della stato delle leggi. Mentre Silvia Damilano (Torino Bellissima) si dice favorevole alla famiglia omogenitoriale, Enzo Liardo (Fd’I) propone agli altri consiglieri di chiedere ai propri figli se sarebbero felici di essere figli di coppie omogenitoriali. Gli risponde Ludovica Cioria (PD) sostenendo che i giovani sono più avanti delle generazioni che li hanno preceduti, ritrovandosi in una visione plurale dell’amore e degli affetti. Ancora un intervento, quello di Fabrizio Ricca, per chiudere il dibattito prima della replica del Sindaco. Per il consigliere della Lega, il problema non è dei bambini ma delle persone. Se non si riesce a trovare un equilibrio in quest’Aula, è inevitabile che sia altrettanto complicato riuscire a legiferare in Parlamento. Per Ricca, è un errore della politica: nel momento in cui i partiti non sono in grado di sedersi ad un tavolo e capire che qualcuno la può pensare diversamente, a pagarne le conseguenze non saranno le persone che votano quegli atti ma coloro a cui quegli atti sono diretti. Nel caso specifico, Ricca è convinto che se il vecchio sindaco non avesse fatto fughe in avanti e avesse cercato strade più istituzionalmente percorribili, forse oggi non saremmo in questa situazione. Nella replica conclusiva, il Sindaco Stefano Lo Russo, ha sottolineato la correttezza della scelta di Chiara Appendino di avviare questa discussione. Concedere diritti in più a qualcuno non vuole dire toglierne a chi li ha e nessuno vuole ledere diritti preesistenti: “Non capisco quale sia la minaccia all’ordine pubblico se persone dello stesso sesso decidono di avere dei figli”. Per Lo Russo è una tutela prospettica dei legami familiari, mentre è ingiusto ed illogico proibirlo. E non c’è alcuna contrapposizione verso i figli delle coppie eterosessuali. Nessuna questione di fede, religione o convinzioni filosofiche, si tratta solo di tutelare giuridicamente i figli delle coppie omosessuali. Concludendo: “Spero che questo dibattito possa trovare cittadinanza e sosterrò per quanto possibile ogni tentativo di porre rimedio a questa situazione, come esponente politico e come cittadino”.