Coabitazione, un mix di privacy e spazi comuni contro le solitudini

La coabitazione continua a essere poco diffusa in Italia, un Paese dove il possesso di una casa propria è per antonomasia il sogno da realizzare. Eppure il cohousing, come lo si definisce con un pizzico di esterofilia, è una soluzione pratica ed efficace a tanti problemi, con il suo mix di spazi privati e spazi o servizi condivisi, che sta incontrando una crescente diffusione in altri Paesi, a partire dal Nord Europa.
Una soluzione per avere compagnia senza rinunciare alla privacy, darsi sostegno reciproco in caso di necessità, offrire reciprocamente le competenze per risolvere piccoli problemi di manutenzione. Insomma, avere un occhio di riguardo l’uno per l’altro, mantenendo la propria autonomia esistenziale.
Persone sole, anziane o giovani, madri (o padri) single con bambini, dalla coabitazione – che deve sempre essere una scelta libera e ponderata – possono trarre benefici le categorie più diverse, ivi compreso nel campo della salute e dell’invecchiamento attivo. Lo ha convintamente spiegato Maria Piera Savano, rappresentante di Coabitare aps, l’associazione di volontariato che promuove a Torino e in Italia questa nuova forma del vivere insieme, nel corso di una riunione della IV commissione Servizi sociali.
A Torino, è stato sottolineato nel corso della presentazione, oltre il 40% dei nuclei familiari conta un solo componente: e non sono rari i casi di persone anziane che, rimaste sole, continuano a vivere in unità abitative a loro care, ma ormai sproporzionate rispetto alle loro necessità, magari lasciandone inutilizzata una parte. Uno spreco di risorse abitative, secondo l’associazione, che auspicherebbe un cambiamento culturale ma anche un ancor maggior sostegno da parte delle istituzioni alle politiche di coabitazione.
Un sostegno, hanno esemplificato le rappresentanti di Coabitare aps intervenute alla riunione, che potrebbe essere rappresentato da provvedimenti quali degli sgravi fiscali per le superfici adibite a spazio comune, o dalla messa a disposizione di edifici non abitati.
L’associazione gestisce un’esperienza come quella di Numero Zero, otto famiglie che vivono in forma condominiale con alcuni spazi a gestione comuni. Analoghe situazioni sono state messe in piedi in altre località del Torinese, come Chieri o Baldissero. Ci sono poi stati dei precedenti, di genesi e gestione differenti, quali il condominio solidale di via Romolo Gessi o l’esperienza, ad oggi conclusa, dello spazio anziani Via De Bernardi Zero, che disponeva di servizi in comune quali una lavanderia.
(Claudio Raffaelli)