Città e associazioni di categoria a confronto sulle politiche industriali

Una veduta di Torino.

Il sistema industriale torinese tra crisi ed eccellenze, quali politiche industriali? Quale il ruolo della Città?” Non è il titolo di un convegno ma è la cornice all’interno della quale, tra ottobre e novembre, la commissione Lavoro, presieduta da Pierino Crema, in accordo con la vicesindaca Michela Favaro, ha organizzato un calendario di incontri con le associazioni di rappresentanza, sia datoriali sia sindacali, oltre ad esperti del settore legato al mondo occupazionale.

Nell’ambito degli incontri, anche un focus legato al commercio.

Il due ottobre, la Commissione riceverà i sindacato confederali autonomi mentre una settimana dopo toccherà ai sindacati confederali di Torino confrontarsi con i consiglieri e consigliere sui temi del futuro industriale di Torino.

L’11 ottobre, invece, sarà il sindaco Stefano Lo Russo ad intervenire in merito alla situazione di Stellantis, dell’indotto e sull’eventuale presenza di un secondo produttore nel nostro territorio. Ed è stato proprio Ires, questa mattina, ad aprire il ciclo di incontri con una relazione di Giorgio Vernoni, ricercatore in economia del lavoro.

Vernoni ha tracciato un quadro del mondo del lavoro piemontese e torinese, una realtà che nel suo complesso conta su un milione e 800 mila occupati. Nel corso di quattro anni, tra il 2019 e il 2023 sono diminuiti i disoccupati (passati da 150 mila a 118 mila) non per una ripresa produttiva ma per un calo demografico che investe particolarmente il capoluogo. Senza i flussi migratori dall’est europeo e dall’Africa, oggi Torino avrebbe circa 700 mila abitanti.

Oltre all’aspetto demografico, Vernoni si è quindi soffermato sulla crisi infrastrutturale, osservando come città come Milano, Bologna, o Roma abbiano potuto contare su assi logistici qualificati che hanno permesso di attirare flussi di persone che hanno mantenuto stabile se non incrementato il numero di residenti. Torino e il Piemonte, soprattutto quello occidentale, scontano invece la crisi del tunnel del Monte Bianco, del col di Tenda e, in parte, del Frejus. La popolazione universitaria lascia la città al termine degli studi e, è stato sottolineato, occorre individuare strumenti, a partire dalla revisione del Piano regolatore, per costruire le condizioni necessarie perché i neolaureati possano vivere e lavorare a Torino.

F.D’A.