Erano nati, all’inizio del secolo scorso, con scopi principalmente aggregativi ma, nel corso degli anni, sono diventati riferimenti educativi e formativi. Sono i cinema parrocchiali aderenti all’Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) e che, per tradizione, hanno diffusione capillare, principalmente nelle periferie.
Un ruolo che oggi si rafforza soprattutto in quei luoghi dove rappresentano “un faro” di presidio sociale anche in contesti problematici.
Questa mattina, i rappresentanti delle sale Monterosa, Agnelli, Esedra e Baretti hanno raccontato le rispettive esperienze nei quartieri di Barriera di Milano, Mirafiori, Cit Turin e San Salvario nel corso della riunione della commissione Cultura, presieduta da Massimo Giovara.
Non c’è, è stato spiegato, la ricerca e la proposta di prodotti commerciali ma la volontà di adattarsi alle esigenze dei quartieri e alle loro mutazioni sociali.
Il Monterosa, ad esempio, attraverso il rapporto con le scuole del quartiere, ha tra gli obiettivi quello di intercettare i nuovi abitanti del quartiere, giunti da diverse parti del mondo. Tuttavia, continua a preservare e valorizzare il teatro in piemontese.
Si propone come alternativa alla movida il teatro Baretti, a San Salvario, nato nel 2002 come “presidio culturale”, in risposta al movimento contro l’immigrazione. Oggi, oltre al cinema, propone spettacoli teatrali anche di livello internazionale e di musica d’orchestra.
Chiusa come molte sale parrocchiali nel 1983, dopo l’incendio del cinema Statuto, la sala Esedra, nel quartiere Cit Turin, è tornata operativa nel ’93, con attività di teatro e di cineforum, durante la settimana.
Nel quartiere Mirafiori, è invece presente il cinema teatro Agnelli, inserito in quartiere con popolazioni di varie estrazioni sociali. Ha una scuola di teatro per adulti e ragazzi realizzata in collaborazione con Assemblea Teatro oltre ad un cartellone di film che, come le altre sale, programma sulla base di temi e valori sui quali si intende proporre riflessioni.
Lo scorso anno, queste sale hanno visto 65 mila presenze, mentre sono state 250 mila in tutto il Piemonte.
Nonostante i problemi finanziari, (il 40% degli incassi è destinato ai noleggiatori dei film che si aggiunge ai canoni Siae), queste realtà si reggono su una forte presenza di volontari.
Da parte dei rappresentanti delle sale cinematografiche, è’ stato sottolineato come non manchino le collaborazioni con alcune rassegne cinematografiche, come ad esempio Cinema Ambiente, mentre l’assessora alla Cultura, Francesca Leon, ha ricordato il coinvolgimento nell’ambito di Torino Città del Cinema 2020 e la possibilità di collaborare con archivi cinematografici presenti in città.
Da parte del presidente Giovara, l’auspicio che le sale ancora oggi chiuse possano tornare a vivere e l’invito a considerare i prodotti che, ogni anno diventano di pubblico dominio e non sono più soggetti ai canoni Siae.
Federico D’Agostino