La prossima primavera saranno centomila le Pietre d’inciampo disseminate in tutta Europa diceva stamani l’assessora comunale alla Cultura Rosanna Purchia alla cerimonia della posa di una ‘pietra’ in via Breglio davanti all’abitazione di Valentino Merlo arrestato nel 1944 e deportato a Mauthausen per concludere i suoi giorni assassinato ad Hartheim il 29 settembre dello stesso anno. Centomila infamie eppure un numero decimale se raffrontato ai milioni di omicidi perpetrato dell’olocausto nazifascista ha aggiunto Purchia concludendo commossa il suo breve intervento. Vale la pena una volta in più ricordare l’intuizione dell’artista tedesco Gunter Demnig – esempio vivente della legge del contrappasso – che dal 1990 posa sampietrini di piccole dimensioni sui marciapiedi davanti all’ultima abitazione scelta liberamente della vittima della persecuzione nazista qualunque ne fosse la ragione; l’incisione sulla superficie superiore di ottone lucente riporta “Qui abitava” e ricorda nome cognome data di nascita luogo di deportazione e data di morte, quando conosciuta.
Con il ricordo di Merlo a Torino ora sono 143 le opere disseminate in città nel corso degli ultimi nove anni grazie all’adesione al progetto di Demnig da una pluralità di soggetti meritori: il Museo diffuso della resistenza, della deportazione, della guerra, dei diritti e della libertà di Torino; la Comunità ebraica di Torino; l’Associazione nazionale ex deportati (Aned); il Goethe institut Turin. Demnig in questi giorni ha ricevuto dall’Accademia Albertina di Belle Arti il titolo di Accademico d’onore. Gli studenti di dieci istituti scolastici torinesi di ogni ordine e grado sono stati coinvolti in un percorso didattico realizzato dal Museo in collaborazione con Istoreto – Istituto piemontese per la storia della resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti” – e Ancr – Archivio nazionale cinematografico della resistenza – e il sostegno del Polo del Novecento.
(Roberto Tartara)