Arcivescovo di Torino dal 1897 e due anni dopo nominato cardinale dal pontefice Leone XIII, Agostino Richelmy morì il 19 agosto del 1923, cento anni fa. Era nato nel 1850 da una famiglia originaria del Delfinato francese. Nella secolare ricorrenza, i suoi discendenti hanno voluto ricordarlo con una funzione religiosa presso il santuario della Consolata, che il cardinale stesso volle insignita del titolo di basilica Pontificia. Alla cerimonia ha preso parte, in rappresentanza della Città, la consigliera e capogruppo del PD Nadia Conticelli.
Un breve sunto biografico a cura di Giacomo Maria Martinacci, distribuito ai partecipanti alla celebrazione, ricorda come nel suo lungo mandato vescovile sotto la Mole, Agostino Richelmy sostenne in misura determinante il canonico Allamano, suo vecchio compagno di studi, nei lavori di ristrutturazione e ampliamento del Santuario della Consolata a cavallo tra XIX e XX secolo, così come nella fondazione dei Missionari e delle Missionarie della Consolata, avvenuta nel 1901 uno per i primi e nel 1910 per le seconde.
Il cardinale Richelmy viene ricordato come un moderato, deciso oppositore del “modernismo” ma al tempo stesso tollerante e non incline a procedimenti disciplinari nell’ambito del clero: tra le sue opere, si ricorda soprattutto lo scritto La democrazia cristiana inculcata ai chierici dell’Arcidiocesi di Torino, del 1903. Negli anni della Grande Guerra del 1915-18, Richelmy e il canonico Allamano fecero della Consolata un punto di riferimento per i molti profughi arrivati a Torino dalle zone di Friuli e Veneto interessate dai combattimenti.
Al momento del suo decesso, la salma del cardinale venne tumulata presso il Cimitero Monumentale. All’indomani della Seconda guerra Mondiale, tuttavia, i resti vennero riesumati e trasferiti nell’urna marmorea appositamente allestita nell’Aula di Sant’Andrea, alla Consolata.
Claudio Raffaelli