La manutenzione straordinaria delle case popolari è in corso, ma ne servirebbero altre, con i relativi fondi per realizzarle. Sono i temi emersi nel corso di una riunione della IV commissione Servizi sociali, presieduta da Vincenzo Camarda, con la partecipazione di ATC, compreso il presidente Emilio Bolla. L’incontro ha rappresentato l’occasione per una fotografia della situazione dell’edilizia residenziale pubblica(ERP), più nota come “le case popolari”. Una realtà importante, che sul territorio della Città metropolitana di Torino (l’ex provincia) conta circa 28.700 appartamenti, dei quali poco meno di diciottomila nella nostra città. Un patrimonio immobiliare imponente ma composto per tre quarti da case costruite prima degli anni Ottanta del secolo scorso, in parte addirittura precedentemente alla Seconda guerra mondiale, i cui canoni di affitto sono molto basi, mediamente di 95 euro mensili. Un terzo circa di queste case, quasi tutte sul nostro territorio comunale, sono di proprietà della Città di Torino, ma ugualmente gestite da ATC. Rappresentano anche una parte consistente della nostra comunità: con i loro circa sessantamila residenti, le case popolari del Torinese sono l’equivalente di una città di medie dimensioni.
Il presidente dell’ATC ha spiegato come utilizzando il superbonus 110% per le opere di manutenzione straordinaria, si siano aperti più di cento cantieri nei complesso gestiti dagli uffici di corso Dante, anche con opere di efficientamento energetico, le quali effettuate su caseggiati obsoleti posso portare a risparmi sulle bollette fino al 40%. Rilevanti gli interventi effettuati in zone come, per citarne solo alcune, via Ivrea, via Scialoja, piazza Montale, corso Racconigi (nel cui complesso ATC sono stati effettuati interventi su 350 appartamenti), il “Quartiere 16” tra corso Grosseto e via Sospello, un complesso architettonicamente interessante la cui inaugurazione avvenne quasi un secolo fa, nel 1930. Interventi, è stato sottolineato, che rappresentano anche un miglioramento della qualità della vita per i residenti, in gran parte persone anziane. Oltre ai 200 milioni del superbonus, sono disponibili per Torino e provincia 28.5 milioni del PNRR, 22 milioni di fondi Pinqua e 11.5 milioni di progetti CIPE.
Secondo dati FederCasa citati da Bolla, nel 2019 a livello nazionale il fabbisogno di appartamenti di ERP era stimato in ulteriori 300.000 unità, un dato che la crisi indotta da pandemia e situazione internazionale può solo avere peggiorato. Anche nell’area torinese emergono i problemi legati alla sproporzione tra domanda e offerta ; nel 2022, arrotondando le cifre, a fronte di 6000 richieste presentate da altrettanti nuclei familiari è stato possibile assegnare solo 500 alloggi. Un problema che va affrontato a livello nazionale, attraverso un vero piano casa, adeguatamente finanziato.
Tutti temi, questi, che hanno dato il via a un intenso dibattito in commissione, con interventi di Crema (“gli investimenti nell’edilizia pubblica sono quasi assenti da vent’anni”), Catanzaro (“attenzione alle barriere architettoniche, ATC ripristini il disability manager“), oltre che di Garione (sul tema dell’abusivismo e della sicurezza), Ravinale (“servono risorse, le famiglie in difficoltà aumentano”) e Greco (“evitare di concentrare il disagio, serve il mix sociale”. Sono inoltre intervenuti Garcea (“occorre concordia su questi temi, servono appartamenti piccoli”, Tuttolomondo (sul problema delle rilevazioni dei consumi) e Conticelli (sul tema dell’autorecupero e degli alloggi non assegnati perché inagibili). L’assessore Rosatelli, da parte sua, ha ribadito come le priorità negli interventi di manutenzione siano la mesa in sicurezza, l’efficientamento energetico e l’eliminazione delle barriere architettoniche, fornendo inoltre alcuni dati sull’emergenza abitativa (279 le assegnazioni di alloggi a questo titolo, nei primi cinque mesi del 2023) e sugli appartamenti in attesa di assegnazione, 298. In sede ANCI, ha aggiunto, si sta lavorando per ottenere fondi a livello nazionale (per piano casa, fondo morosità incolpevole e altre criticità) senza i quali, ha concluso, le città rischiano di non poter reggere una situazione le cui difficoltà si approfondiscono.
Claudio Raffaelli