Cambio ai vertici di Smat: l’audizione di Marco Ranieri

Una prima diga Marco Ranieri, designato dalla Giunta torinese per il ruolo di amministratore delegato di Smat, ha dovuto approntarla subito, di fronte alle molte domande rivoltegli dai Capogruppo e dai Consiglieri della Commissione ambiente presso cui è stato audito nel pomeriggio del 19 settembre.

La nomina di Ranieri ad amministratore delegato di Smat, s.p.a., Società metropolitana delle acque Torino, dovrà essere perfezionata con il voto dell’assemblea dei 296 soci di Smat.
Nel suo curriculum figurano molti incarichi di vertice in società pubbliche del settore idrico in Calabria, Puglia, Umbria, Veneto, Lazio.

Ranieri, 58 anni, romano, sposato, con una figlia, è ingegnere idraulico e titolare di una società di servizi di ingegneria specializzata nel campo del Servizio Idrico Integrato.
Assicurando massima attenzione a evitare ogni possibile conflitto di interessi, Ranieri ha risposto alle numerose domande postegli nella seduta  presieduta da Fabio Versaci alla presenza dell’assessore all’ambiente, Alberto Unia.

L’audizione presso la Conferenza dei capogruppo e la Commissione ambiente

“Considero l’accoglimento della mia candidatura per un’azienda di eccellenza come Smat, – ha detto – il coronamento della mia carriera”.
In relazione ai 350 MIO di investimenti infrastrutturali che Smat ha programmato, Ranieri ha detto di voler adottare e portare a termine, nel segno della continuità, quanto è stato programmato “perché è principalmente su questo che il mio lavoro sarà giudicato”.

Delle iniziative politiche in atto, volte a trasformare l’assetto societario di Smat, ed alla sua possibile trasformazione in società consortile Ranieri ha detto:” Non sono il proprietario di Smat, ma solo l’esecutore delle decisioni dell’assemblea dei soci. Qualora non mi fosse possibile trovare una sintesi tra tali decisioni e la mia personale visione, saprò assumere le conseguenti decisioni. Non punterò ad un lavoro eccellente, perché Smat è già eccellente. La mia medicina è semplice: lavoro, lavoro lavoro”.

 

Silvio Lavalle