La sindaca Chiara Appendino ha risposto questo pomeriggio in Consiglio Comunale alla richiesta di comunicazioni in merito al trasferimento del Salone dell’auto da Torino a Milano.
Le vicende di questi giorni, ha esordito Appendino, impongono alcune considerazioni di natura politica.
Il trasferimento non è ovviamente stato deciso in un paio di giorni.
Le difficoltà politiche hanno fatto da sfondo a questa vicenda. Nessuno tra coloro che hanno il dovere e l’onore e la responsabilità di governare la cosa pubblica può permettersi il lusso di ironizzare, dileggiare e osteggiare un evento che coinvolge 700 mila cittadini e che ha ricadute sulla città in termini economici, lavorativi e di immagine. Il lavoro deve sempre essere rispettato. La nostra responsabilità istituzionale sovrasta sempre quella politica. Per questo motivo ho revocato le deleghe al vice sindaco Guido Montanari che ringrazio per il lavoro svolto ma ci sono momenti nei quali ognuno deve assumersi la responsabilità di ciò che dice. Quando si rivestono ruoli istituzionali non si possono permettere certi inciampi.
Le parole riportate dai giornali dal vice sindaco non possono essere derubricate a battute. Terrò io le deleghe ad interim.
Ha quindi avviato una riflessione sull’operato della maggioranza. “Non sono disposta in alcun modo ad andare avanti con il freno a mano tirato, ha affermato. Intendo onorare fino in fondo la responsabilità ad amministrare questa città. E’ innegabile che in questi tre anni abbiamo fatto tanto ma è altrettanto vero che tanto altro avremmo potuto fare.
Ringrazio quei consiglieri che tra infinite difficoltà si sono spesi anima e corpo su provvedimenti nell’esclusivo interesse della collettività, sforzi che non possono essere vanificati da esternazione estemporanee, affermazioni che trattano superficialmente i temi che riguardano la vita di migliaia di cittadini, di imprese e di lavoratori. In questi anni di mandato, la Città ha raggiunto traguardi che molti non ritenevano possibili. Ciò è accaduto quando la maggioranza ha saputo far fronte con unità di intenti alla responsabilità di amministrare Torino.
Tuttavia, ha aggiunto, ricorrono con frequenza non più compatibile con la responsabilità di amministrare la Città comportamenti che spesso vanificano i risultati raggiunti.
La credibilità di una città, soprattutto nei confronti dei suoi cittadini degli investitori, del Paese passa anche dall’unità di intenti delle sue istituzioni e dalla capacità di prendere decisioni veloci ed efficaci. Non possiamo pensare che provvedimenti come quello relativo al motovelodromo possano essere osteggiati per diatribe interne, non possiamo pensare che la realizzazione di un impianto sportivo che un investitore privato vorrebbe far sorgere in Parella venga compromesso da posizioni ideologiche e occorre anche chiarire alcuni aspetti sui rapporti con le istituzioni. Non possiamo pensare che chi ha responsabilità di governo si scagli continuamente contro il lavoro di Prefettura e Questura. Non possiamo pensare che ambiente, innovazione, sicurezza, welfare eventi il futuro della città siano soggetti a diatribe interne e a compromessi al ribasso. La politica è mediazione ma non può essere una corsa al ribasso messa davanti all’interesse generale della Città.
Dalla settimana prossima arriveranno in aula una serie di delibere di cui la Città ha bisogno per esprimere al massimo tutto il suo potenziale, che riguardano il futuro e il benessere dei cittadini. Provvedimenti sui quali chiederò all’aula un mandato pieno.
Non intendo più accettare battute di arresto e compromessi al ribasso. Ciò che chiedo è una prova di maturità. Per questo, a questi atti che ritengo fondamentali per il futuro della Città vincolerò il mio mandato e il destino di questa amministrazione, perché questa Amministrazione ha senso di esistere solo se può lavorare e portare per il bene della Città. Abbiamo la Linea 2 della metro da finanziare e da avviare, strade e ciclabili da fare, aziende da far crescere lavoro da creare, ambiente da tutelare, cittadini in difficoltà da aiutare anche grazie alle iniziative messe in campo con il reddito di cittadinanza, trasporti da migliorare, raccolta differenziata da estendere, sicurezza da garantire.
Se l’Amministrazione sarà in grado di continuare a fare il bene della Città sarò felice di portare avanti il mio mandato, di continuare a dare ai cittadini le risposte che meritano. Una perdurante situazione di stallo che verificheremo già dai voti sui primi provvedimenti procurerebbero danni che la Città non può permettersi. Se il male minore fosse il termine anticipato della consiliatura, così sarà.
Dopo le comunicazioni, il dibattito.
Valentina Sganga (M5S): Siamo a un punto di stallo e, al tempo stesso, di svolta del mandato amministrativo; riteniamo che a questo punto sia opportuno un confronto interno. Ma, in linea di principio, occorrerà ascoltare sempre le posizioni di tutti, comprese le posizioni eterodosse. Riguardo il Salone dell’Auto evidenzio non ci sia mai stata la volontà da parte nostra di mandarlo via; prendiamo atto al riguardo la scelta di non confermare Montanari, una decisione della Sindaca non condivisa con il gruppo consiliare.
Roberto Rosso (Fratelli d’Italia): Mi è piaciuto il tono di Appendino, ora vedremo la parte giacobina del gruppo di maggioranza verso quali scelte si indirizzerà.
I tre anni di amministrazione Appendino sono stati obbrobriosi, l’Amministrazione attuale ha fatto più danni di tutte le giunte di centro sinistra che hanno guidato Torino per periodi molto lunghi. Spero sia vicina la parola fine per questa giunta; dopo aver imposto il disonore alla Città non vorrei assistere a un biennio di lotte intestine.
Osvaldo Napoli (Fratelli d’Italia): Siete una giunta in crisi: mancano 7/8 consiglieri in Aula, alcuni addirittura sono andati via dopo aver ascoltato la comunicazione della sindaca. Occorrono scelte nette, servirebbe un rinnovo dell’intera giunta con l’inserimento anche di esponenti della società civile. La situazione amministrativa della Città è molto grave; la politica è mediazione e in questo rappresentate un fallimento come dimostra l’assenza di una trattativa con le parti nella gestione della futura ZTL.
Alberto Morano – Lista civica Morano La sua Giunta, sindaca Appendino, è in crisi così come la maggioranza della città ed emerge un quadro preoccupante per il futuro di Torino. Non apprezzo l’intervento della sindaca perché si nasconde dietro la realtà. Ciò che mi irrita maggiormente è che non sa scegliere le persone che dovrebbero amministrare la città, e questo è un danno per Torino.
Fabrizio Ricca – Lega Nord Oggi la sindaca Appendino per la prima volta ha ammesso di aver ceduto a troppi compromessi con la sua maggioranza, questo lo hanno pagato i torinesi. Ora aspettiamo un impegno dalla sindaca Appendino in collaborazione con la Regione altrimenti si dimetta.
Eleonora Artesio – Torino in Comune La sindaca ha citato più volte della responsabilità istituzionale, che significa anche non usare un grosso evento come il Salone dell’auto per il pretesto di rivedere la maggioranza. L’atto sugli eventi da organizzare al Valentino è depositato dal 2018 e impegna la Giunta di non utilizzare più il parco per eventi. Si dovevano cercare alternative e ciò non è stato fatto, dimostrando così l’incapacità di gestire un evento importante.
Stefano Lo Russo (PD): La sindaca, che ha lanciato un ultimatum alla sua stessa maggioranza, ma non può pensare di farci credere che il Salone dell’Auto sia stato perso per le dichiarazioni del vicesindaco Montanari, ennesimo capro espiatorio di chi non ha mai ammesso di avere sbagliato. In questa aula dovremmo parlare di infrastrutture e grandi eventi, noi siamo disponibili al confronto ma temiamo che non avverrà perché questa è una città oggi senza una guida. La sindaca, invece di scaricare assessori, si dimetta: torniamo alle urne, così che si possa verificare se la sua percezione di questa città corrisponde a quella dei torinesi, che meritano rispetto.
Francesco Tresso (Lista Civica per Torino): La sindaca ha detto alla sua maggioranza “chi non è con me è contro di me”. La vicenda del Salone dell’Auto è emblematica della mancanza di una visione, dell’incapacità progettuale della giunta. Si poteva legare al salone dell’Auto ad una riflessione generale sul futuro della mobilità e dell’automobile, si poteva impostare una strategia. Le scelte, o l’incapacità di scegliere, della sindaca denotano l’incapacità di dialogare con la società civile, con le categorie produttive. Servirebbe invece un confronto per fare di Torino una città attrattiva, mente oggi perde pezzi.
Silvio Magliano (Moderati): Nella maggioranza le tensioni tra assessori scelti dalla sindaca e consiglieri sono continue. Con un gruppo consiliare di maggioranza che, come i bambini, fa quel che vuole, come pensa la sindaca di poter portare avanti delibere importanti? La maggioranza regge perché alcuni consiglieri non vogliono tornare alla vita che facevano prima La sindaca ha di fatto detto alla sua maggioranza che si governa secondo una chiara linea o si va a casa. Torino non ha tempo per continue “verifiche di maggioranza” e gli eccessi ideologici frenano lo sviluppo di questa città.
Claudio Lubatti (PD): Dobbiamo prendere atto che non c’è una piena consapevolezza del ruolo assegnato all’Amministrazione dai torinesi: basti pensare che oggi ci sono tre consiglieri in vacanza. Il Salone dell’Auto è diventata una questione ideologica: perderlo per miopia e incapacità significa perdere importanti ricadute economiche per la città.
Monica Canalis (PD): Dopo tre anni di debolezze, ci aspettavamo discontinuità dalla sindaca, non una vocazione al martirio. Ha attribuito stallo e battute di arresto alla sua maggioranza, a cui ho oggi ha fatto una bella lavata di capo. E invece di rilanciare la sua azione amministrativa, è venuta in aula a fare una paternale, come fosse in una riunione interna. Non ha dimostrato leadership e capacità di proposta: i suoi consiglieri accetteranno tutto questo?
Mimmo Carretta (PD): Oggi, sindaca, non ha parlato alla città, ma solo alla sua maggioranza. Torino sta andando a fondo e Lei pensa a salvare la poltrona. Quale sarà il cambio di marcia? Approvare la mozione sui frutteti in periferia? Deve dimettersi, sindaca. Deve farlo per la città, che si è rivoltata contro, che non rappresenta più: non è più la sindaca della città.
Chiara Foglietta (PD): Con uno slalom pazzesco ha tenuto tutti sulla corda per un fine settimana: si dimette, non si dimette? In aula ha letto un copione scritto dagli uffici, con tono strappa lacrime o strappalike. Ha usato l’intervento per una resa dei conti con i suoi fidati consiglieri rimasti in aula, una decina in questo momento. Dal 2016 lei è sindaca di tutti ma ostaggio della sua maggioranza consiliare. Non riesco a cogliere la sua visione della città. Non la vedevo prima e non la vedo oggi. Lasci le chiavi della città sul tavolo ed esca con i fedelissimi della sua Giunta.
Deborah Montalbano (DemA): Registro un elemento fondamentale. L’esperienza del M5S a Torino si sia conclusa oggi. Ed è un’esperienza fallimentare. Non ho sentito interventi in merito a possibili alternative per coloro che si troveranno con un mancato introito a causa del trasloco del Salone dell’Auto. Nessuna autocritica sulle mancate relazioni fra Giunta ed organizzatori dell’evento. Infine, ai consiglieri dissidenti, coraggiosi e sempre contrari su facebook ma pronti a votare qualsiasi cosa in Sala Rossa e oggi assenti: volete fare battaglie, fatele fino in fondo e prendetevi le vostre responsabilità.
Enzo Lavolta (PD): Siamo di fronte all’ennesima contraddizione, ha parlato di freno a mano tirato ma il vero problema è la retromarcia inserita. Stiamo tornando indietro, una decrescita infelice che si sta praticando da tre anni e vede lei da una parte, i consiglieri dall’altra, e la macchina ferma. Oggi ci saremmo aspettati, più che lamentele verso la sua maggioranza, un rilancio nei confronti delle forze politiche, economiche e sociali della città in discontinuità con il recente passato. Lei ci avrebbe dovuto proporre una visione programmatica favorevole alle infrastrutture e al TAV, allo scambio sinergico con gli altri territori (competizione e cooperazione con Milano, Genova), a rendere attrattivo il territorio per investitori locali e stranieri. Perché la città ha bisogno di ripartire.