Lo snodo del sovraffollamento carcerario permane anche se i detenuti sono minorenni; l’istituto penale Ferrante Aporti, dalla voce del neo direttore Giuseppe Carro, conferma una presenza al limite della capienza massima: quarantotto ragazzi ospitati nel centro – novanta per cento stranieri, molti in arrivo dalla Liguria – con quarantasei posti disponibili ma nel 2023 sono stati ben 161 i ragazzi transitati. Carro pone l’accento sulla natura del servizio: “siamo un pronto soccorso educativo: i ragazzi stanno da noi in media cento-centodieci giorni e se sono in soprannumero andiamo in stress perchè sono al centro di percorsi di recupero individuali”. La seconda grande criticità è il ‘dopo’ che tende a diventare un ipotesi; i ragazzi detenuti al Ferrante Aporti sono costretti a prolungare la detenzione in attesa del reperimento di una comunità disponibile ad accoglierli. Il covid ha ampliato le problematiche sanitarie visto l’aumento del disagio psicologico e degli atti violenti: “servono strutture mediche specifiche che l’istituto non può garantire così come occorrono visite e interventi più rapidi”. Lo scopo è cambiare le prospettive dei ragazzi e lavorare al loro reinserimento sociale.
Da questo presupposto le innumerevoli attività: frequentano percorsi di alfabetizzazione di base, di formazione professionale nei corsi di cucina, ceramica, grafica multimediale, operatori pulizie come non mancano attività ricreative e sportive in collaborazione con associazioni di volontariato. L’istituto è interessato da un grande progetto di ristrutturazione e ampliamento finanziato dal Pnnr che prevede nuovi settori e aree oltre a una nuova portineria.
L’incontro con il direttore del Ferrante Aporti è avvenuto a Palazzo Civico durante i lavori delle Commissioni Legalità, IV^ e V^ coordinate da Luca Pidello (Pd); al dibattito sono intervenuti Crema – Ciampolini – Greco – Camarda – Garione – Diena – Viale – Tuttolomondo – Patriarca – Borasi e Carro ha proposto una seduta del Consiglio comunale o di Commissione all’istituto minorile: “sarebbe un atto simbolico che rientra nella logica del dentro-fuori: i nostri ragazzi hanno necessità di comprendere il mondo fuori le mura così come il mondo esterno è opportuno possa abitare anche se solo per qualche ora i nostri spazi”.
(Roberto Tartara)