Al villaggio “santa Caterina”, il ricordo dell’esodo istriano, fiumano e dalmata

L'omaggio alla targa degli esuli istriani fiumani e dalmati

Il villaggio “Santa Caterina” ha vissuto, questa mattina, un altro momento di celebrazione legato al Giorno del Ricordo. Siamo nel quartiere di Lucento, in corso Cincinnato, dove profughi istriani, fiumani e dalmati ricostruirono la loro comunità, all’indomani della seconda guerra mondiale, dopo l’esodo forzato dalle terre d’origine e dopo un primo momento di accoglienza, a Torino, nelle “casermette” di Borgo San Paolo.

Presso la lapide che ricorda l’esodo, all’angolo con via Pirano, come accade dal 2005, le Istituzioni si sono ritrovate insieme ai cittadini dell’Associazione degli esuli, Venezia Giulia e Dalmazia, per rinnovare il ricordo della tragedia.

La presidente del Consiglio Comunale, Maria Grazia Grippo, è intervenuta rappresentando la Città.

La presidente del Consiglio comunale, Maria Grazia Grippo. Sullo sfondo il villaggio “Santa Caterina”, a Lucento

Ha sottolineato come “questa cerimonia abbia il significato di rinnovare quel sentimento di speranza – affidato in allora alla comunità torinese e in particolare a questo territorio – che universalmente appartiene a chiunque, strappato alla sua vita ne debba cercare una nuova, al riparo da violenze e persecuzioni”

Corso Cincinnato e più in generale il quartiere di Lucento hanno rappresentato per tante e per tanti la fine della condizione di profughi. Qui, ha ricordato Grippo, migliaia di cittadine e di cittadini provenienti dall’Istria e dalla Dalmazia, esuli da quelle terre poi passate alla Jugoslavia di Tito, hanno saputo e potuto ricominciare da zero, integrarsi nel quartiere e nel tempo diventarne punto di riferimento, ragione di cambiamento e di crescita.

Il Villaggio Santa Caterina e le sue case sono dunque diventate via via simbolo di rinascita e di quello spirito di accoglienza che è cifra distintiva della nostra città e della comunità torinese. Quindi una riflessione su quanto ci consegna il passato: “La lezione da imparare riguarda a mio parere la necessità di rigettare posizioni e ideologie che giustifichino, o peggio promuovano, comportamenti divisivi: un approccio che dovrebbe trovare applicazione tanto nella lettura del passato quanto nel preparare il futuro per poter dire alle nostre figlie e ai nostri figli che il sacrificio di tante vite non è stato vano.

Perciò il passato non mai va cancellato, mai negato, mai conteso, va invece conosciuto e quella conoscenza tramandata”. Ed in questo, grande merito va anche all’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia che, attraverso le parole della sua rappresentante Giulia Cnapich, ha illustrato le numerose iniziative che vengono svolte in città, non solo in occasione del Giorno del Ricordo.

Questo è un luogo simbolico perché rappresenta come, chi è sopravvissuto, abbia portato avanti la propria identità anche lontano da casa”, ha sottolineato l’assessore regionale Maurizio Marrone, mentre il vice presidente del Consiglio Regionale, Daniele Valle, citando lo storico Gianni Oliva, ha evidenziato “quanto sia difficile costruire una memoria condivisa perché ognuno si porta il carico della propria storia personale ma è possibile riconoscere la memoria dell’altro”.

Alla cerimonia, alla quale ha portato il saluto anche il presidente della Circoscrizione 5, Valerio Criscimanno, erano presenti, fra gli altri l’ex sindaca Chiara Appendino, l’aszessore regionale e consigliere comunale, Andrea Tronzano e il consigliere Andrea Russi.

Federico D’Agostino