Proseguono le iniziative per il Giorno del ricordo, in memoria del dramma vissuto dalle popolazioni di lingua italiana dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia a causa dei mutamenti geopolitici seguiti alla Seconda Guerra mondiale. In più di trecentomila bambini, donne, uomini tra il 1946 e i primi anni Cinquanta, abbandonarono la Venezia Giulia (con città ricche di storia veneziana come Pola, Parenzo o Rovigno), Fiume, Zara, Spalato e altre località della riva orientale dell’Adriatico.
Un esodo disperato e silenzioso sul quale, così come sugli ingiustificabili eccidi compiuti dai partigiani jugoslavi nel 1945 e sulle violenze fasciste che li avevano preceduti, si intrecciarono silenzi complici, ipocrisie diplomatiche e strumentalizzazioni politiche. In ottomila si stabilirono a Torino, spesso in condizioni abitative a dir poco precarie, poi in case più decorose ma inadeguate per nuclei familiari di 4 o 5 persone.
Molti trovarono casa al “villaggio Santa Caterina”, in zona Lucento, dove ancor oggi vivono buona parte degli esuli e dei loro discendenti. In corso Cincinnato, all’altezza di via Pirano, si è tenuta questa mattina un’affollata cerimonia di fronte alla lapide, collocata anni fa a cura della Città di Torino, che ricorda quella triste pagina della nostra storia. La vicepresidente del Consiglio comunale Viviana Ferrero , presente alla cerimonia con altre autorità cittadine, ha portato il saluto della Città di Torino, ricordando, oltre alle loro sofferenze, il contributo offerto dagli esuli giuliani e dalmati alla storia e alla crescita del capoluogo piemontese. Altri interventoi sono stati quelli di Antonio Vatta, presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, del presidente della Circoscrizione 5 Marco Novello, e della consigliera regionale Nadia Conticelli.
Claudio Raffaelli