Centomila euro per l’eliminazione delle barriere architettoniche, anche non si tratta certo di spiccioli, possono sembrare pochi. E in effetti, per una città delle dimensioni di Torino lo sono. Ma se la cifra viene utilizzata per una fotografia scientificamente accurata e definitiva della situazione esistente, definire priorità e costruire un metodo per le attività concrete, in accordo con istituzioni territoriali come le Circoscrizioni e le associazioni, allora diviene importante: soprattutto se la previsione è quella di reiterarne lo stanziamento anche per gli anni successivi.
In sintesi, è questo il quadro emerso nel corso di una riunione di varie commissioni in seduta congiunta con la IV commissione Servizi sociali, presieduta da Vincenzo Camarda, convocata per verificare come si fosse data attuazione a due mozioni sul tema approvate a suo tempo in Sala Rossa, su proposta dei consiglieri Angelo Catanzaro e Tiziana Ciampolini.
Alla riunione, oltre a vari responsabili di associazioni che tutelano gli interessi delle persone con disabilità, era presente anche una nutrita delegazione dell’esecutivo di Palazzo Civico, gli assessori Gabriella Nardelli, Jacopo Rosatelli e Francesco Tresso, poiché il tema dell’eliminazione delle barriere architettoniche – o per meglio dire, dell’accessibilità degli spazi, luoghi e uffici pubblici della città, è trasversale a gran parte delle competenze suddivise nella Giunta comunale.
Quello delineato in commissione non è stato solo un programma, ma un lavoro già avviato. A partire dal coagulare competenze e responsabilità in un gruppo di lavoro tra gli assessorati intorno al vicedirettore generale in Palazzo Civico Antonino Calvano, in questo caso in qualità di Disability manager. Come primo passo, l’assegnazione al Politecnico di Torino dell’elaborazione di un piano che avrà un orizzonte pluriennale ma che prevede ci si lavori fin dal mese di novembre.
Tra pochi giorni, quindi, partirà un piano di rilevazioni con strumenti specifici, compresa una minuziosa geolocalizzazione, cominciando dai marciapiedi, in zone-campione che tendano a comprendere porzioni di territorio di tutte le otto Circoscrizioni, che saranno ovviamente coinvolte nel processo. A metterlo in atto sarà il Centro Ricerca Accessibilità del Politecnico, con un team coordinato da Cristina Azzolino, Daniela Bosia e Lorenzo Savio, presenti alla riunione.
Gli esponenti del Poli hanno ricordato come dicendo “barriere architettoniche” si tenda a limitare la questione a una pur importantissima questione di sostituire scivoli e rampe agli scalini. Meglio usare il termine “accessibilità”, più rispondente a una realtà complessa, Piano di Accessibilità in questo caso, perché esistono moltissime persone con disabilità visive o cognitive, garantire delle quali l’autonomia e la sicurezza nell’accedere allo spazio pubblico e ai servizi pubblici non è certo meno importante.
Il Centro di Ricerca Accessibilità del Politecnico garantisce un apporto tecnico-scientifico di prim’ordine, anche in quanto parte di una rete accademica diffusa su scala internazionale, gli Accessibility Labs (solo in Italia ve ne sono una decina), rete di confronto e scambio di best practice. Determinante rimarrà il ruolo delle competenti strutture tecnico-amministrative del Comune e delle Circoscrizioni, rafforzate dalle nuove metodologie per la definizione e la messa in atto, nei prossimi anni del Piano di Accessibilità per una Torino veramente di tutti e tutte. Il viaggio sarà lungo, ma il treno è certamente partito.
(Claudio Raffaelli)