L’ospedale dell’arte, è il Centro di conservazione e restauro beni culturali della Venaria Reale. Certo, ci si sono i laboratori di restauro al posto delle sale operatorie, quadri, sculture e suppellettili fungono da pazienti e vengono visitati e curati da abili restauratori e restauratrici, non da personale medico. In più, si sperimenta e si cura la formazione dei futuri specialisti del settore. Ad accentuare il parallelismo, si aggiunga il fatto che, come è stato oggi spiegato ai consiglieri e consigliere della V commissione Cultura, guidati in sopralluogo dalla presidente Lorenza Patriarca, oggi il concetto stesso di restauro tende sempre più a concentrarsi sulla prevenzione. Evitare danni e degrado ai manufatti artistici tramite monitoraggi e puntuali interventi manutentivi e riparativi, infatti, evita di dover svolgere in futuro azioni di restauro più complesse, invasive e anche costose.
La commissione è stata ricevuta questa mattina dal presidente della Fondazione alla quale il Centro fa riferimento, Alfonso Frugis, accompagnato dalla segretaria generale Sara Abram, dalla direttrice dei laboratori e della formazione Michele Cardinali e da altre componenti dello staff: l’86% del personale è costituito da donne, come si è visto ben rappresentate nei ruoli apicali.
Il Centro della Venaria Reale, 8.000 metri quadri allestiti nelle scuderie alfieriane del XVII secolo (parte del complesso della Reggia di Venaria) a quasi venti anni dalla sua istituzione si è ormai affermato come polo di eccellenza a livello mondiale nel delicato settore della conservazione e del restauro dei beni culturali. Vanta collaborazioni come quelle con l’Università della California di Los Angeles (UCLA) o la Getty Foundation, con progetti realizzati o in corso (più di duemila, finora, con 200 cantieri esterni di conservazione) in 20 Paesi dalla Germania all’Etiopia, dalla Cina all’Argentina. Importante anche il ruolo della formazione, dai corsi universitari (130 iscritti con un rapporto numerico con i docenti pari a 1:5) alle attività con le scuole.
La scommessa lanciata nel 2005 da un pool istituzionale comprendente Ministero della Cultura, Regione Piemonte, Città di Torino, Università, politecnico, Fondazione CRT e Compagnia di San Paolo, Comune di Venaria Reale e Provincia di Torino, sembra dunque risultata vincente.
Oggi a Venaria operano 45 restauratori e restauratrici di altissima qualificazione, su un ampio spettro di opere e manufatti: il sopralluogo della commissione Cultura, pur se rapido per il susseguirsi degli impegni istituzionali, ha spaziato dal sarcofago egizio all’arte lignea rinascimentale, dalle installazioni di arte contemporanea alla tela pluricentenaria di 14 metri quadrati ai mobili settecenteschi intarsiati da Pietro Piffetti, passando per le allora pioneristiche macchine per scrivere Olivetti così come per la bicicletta con la quale Francesco Moser realizzò il primato mondiale su pista a Città del Messico.
(Claudio Raffaelli)