Corso Cincinnato e più in generale il quartiere di Lucento rappresentano la fine della condizione di profughi. Qui migliaia di cittadini provenienti dell’Istria e dalla Dalmazia, esuli da quelle terre passate alla Jugoslavia di Tito, dopo i trattati di Parigi del 1947, ricominciarono una nuova vita.
Questa mattina, nel corso della tradizionale cerimonia presso la lapide di corso Cincinnato all’angolo con via Pirano, nell’ambito delle celebrazioni del giorno del Ricordo, le autorità cittadine hanno ricostruito quella pagina di storia con le tappe finali dell’esodo, a Torino, in via Veglia prima e al villaggio Santa Caterina a Lucento poi.
La consigliera Nadia Conticelli, in rappresentanza della Città, ha evidenziato come gli esuli istriani e dalmati si siano pienamente integrati nella comunità contribuendo a ricostruire l’Italia insieme ad altri italiani.
Per Maurizio Marrone, in rappresentanza della Regione Piemonte, occorre che i giovani conoscano le esperienze e i ricordi drammatici, a partire dalla tragedia delle foibe, perché una storia censurata per anni diventi patrimonio condiviso mentre secondo Daniele Valle, vice presidente del Consiglio Regionale, il compito delle istituzioni è quello di aiutare le memorie a incontrarsi e a non negarsi.
Critico Antonio Vatta, presidente dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia che ritiene che la vicenda degli esuli sia stata troppe volte oggetto di strumentalizzazione da parte della politica, sottolineando come oggi occorra una condivisione vera della memoria e non un linguaggio che alimenti odio ricordando episodi drammatici che pure ci sono stati.
Il presidente Enrico Crescimanno ha portato il saluto della Circoscrizione 5.
Federico D’Agostino