Giunsero a Torino in ottomila. Uomini, donne e bambini che provenivano dalla Venezia Giulia, dall’Istria, da Fiume, dalla Dalmazia lasciando alle spalle case e ricordi, sfuggendo ai massacri delle foibe e al regime jugoslavo, all’indomani della cessione dei territori italiani, subito dopo la seconda guerra mondiale.
Trovarono inizialmente rifugio alle “Casermette” in Borgo San Paolo, prima di ricostituire la comunità esule nel villaggio Santa Caterina, in corso Cincinnato, a Lucento.
Una vicenda drammatica, sintetizzata dalla lapide di corso Cincinnato dove questa mattina, come ogni anno a partire dal 2005, si sono ritrovate le associazioni degli esuli giuliani istriani e dalmati con le istituzioni torinesi.
Un’occasione per sottolineare come questa comunità abbia rappresentato un modello di integrazione e un prezioso contributo alla crescita della città.
Accanto al presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Antonio Vatta, che ha rinnovato l’appello a non strumentalizzare da un punto di vista politico quella pagina di storia, erano presente l’assessore Jacopo Rosatelli per la Città di Torino e l’assessore Andrea Tronzano per la Regione Piemonte. Tra i presenti anche i consiglieri Enzo Liardo e Giuseppe Catizone.
Federico D’Agostino