Riconciliazione ed inclusione dopo la pena carceraria è il tema trattato, ieri pomeriggio al Campus Einaudi, durante un incontro organizzato dall’ufficio Garante diritti dei detenuti della Città di Torino. Ospite di prestigio l’ex magistrato Gherardo Colombo, conosciuto soprattutto per la sua attività nel pool di “Mani Pulite” e oggi attivo nell’Associazione “Sulleregole”, fondata nel 2010, dove si dedica alla riflessione pubblica sulla giustizia e all’educazione alla legalità. Hanno preceduto l’intervento di Colombo i saluti istituzionali di Claudio Sarzotti, professore del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Torino, di Angelica Corporandi D’Auvare della Fondazione Musy, e di Monica Cristina Gallo, Garante dei diritti dei detenuti della Città di Torino. Proprio Monica Gallo ha motivato la scelta di avere Colombo quale relatore: “per la sua preparazione professionale e la sua disponibilità ad incontrare i giovani ed argomentare sul tema del perdono responsabile, di quale disponibilità sia necessaria per avviare un percorso verso chi ha vissuto l’esperienza del carcere, che comporta consapevolezza e fiducia”.
Dal canto suo, Colombo ha cercato di coinvolgere la platea, soprattutto studenti di Giurisprudenza e dell’ultimo anno delle Superiori, in un reticolo di osservazioni giuridiche e umane, utilizzate per dimostrare gli aspetti salienti della sua tesi, che muove verso l’evitabilità della pena carceraria. Per Colombo, in sostanza, è necessario trattare ogni persona nel tentativo di recuperarla alla società, evitando soprattutto il rischio di recidiva. Serve una cultura che apra alle misure alternative alla detenzione, come l’affidamento in prova ai servizi sociali che permette di ottenere, sempre secondo Colombo, risultati sorprendenti quali, appunto, un abbattimento significativo dell’iterazione dei reati, una volta concluso il periodo in cui si è scontata la pena alternativa.
Marcello Longhin