Le politiche per le persone senza fissa dimora sono state oggetto di un ampio dibattito in Sala Rossa, partito da un’interpellanza generale presentata dal consigliere Pino Iannò (Torino Libero Pensiero) e da altri consiglieri di opposizione (M5S, FI, Torino Bellissima, Lega e Fd’I).
L’assessore Jacopo Rosatelli, intervenuto a nome della giunta, ha riassunto gli elementi principali delle politiche comunali sul tema, a partire dal Piano Inverno con il protocollo sottoscritto nel maggio 2022 da Città di Torino, Prefettura, Regione Piemonte, ASL Città di Torino, Città Metropolitana di Torino, Arcidiocesi di Torino e le associazioni della Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Fissa Dimora. Intesa che prevede interventi integrati, dal primo contatto in strada fino agli interventi abitativi e ai percorsi di inserimento individuale, passando per le Case di ospitalità aperte quasi tutte h 24. Seicento i posti di bassa soglia disponibili durante l’inverno che si avvia a conclusione, con tre strutture ricettive oltre al punto emergenziale di via Traves (che nella notte del 12 marzo u.s. ha accolto 117 persone), in piazzale Croce Rossa 185°, corso Sebastopoli 262 e via Spalato 15 (per i minori stranieri), oltre a strutture in piazza Massaua18 e via Ghedini 2. A questi si affiancano i servizi informativi e ambulatoriali di via Sacchi 47, via Sacchi 49 (ambulatorio) e i bagni pubblici di corso Regina Margherita 33 e di via Agliè. Inoltre, gli interventi di strada e nei servizi di accoglienza, con operatori e personale sanitario, e l’équipe dedicata alle persone in strada più problematiche. Oltre a questo, le opportunità abitative temporanee, anche tramite intesa triennale con l’Arcidiocesi, le attività di accompagnamento per housing first e il piano di inclusione con progetti di autonomia abitativa. Il tutto nel quadro di un coordinamento permanente tra assessorati, AMIAT, Polizia Municipale e una decina di realtà associative.
L’assessore Rosatelli, dopo aver affermato che tutti gli interventi devono tenere conto della dignità delle persone, rifiutando l’idea di applicare lo strumento del DASPO urbano, ha anche fornito alcuni dati numerici: Nel 2014 l’ISTAT ha stimato in 1700 le persone senza fissa dimora a Torino, oggi se ne stimano 2500 circa. La Città, l’anno scorso, ha ospitato nei servizi abitativi 1802 persone (552 di nazionalità italiana), delle quali 252 donne (112 italiane) di età media compresa fra i 50 e i 60 anni per gli italiani e 30-40 anni per le persone di altra nazionalità. Le risorse dedicate alle persone senza fissa dimora ammontano in totale a poco più di 8 milioni di euro.
Alla relazione dell’assessore hanno fatto seguito gli interventi di numerosi consiglieri e consigliere.
Per l’opposizione, la relazione è stata lacunosa, così come risultano insufficienti i provvedimenti adottati.
Pierlucio Firrao (TO Bellissima) ha ricordato come il suo gruppo abbia più volte sollevato il problema, denunciando il racket dell’elemosina e lo sfruttamento degli animali, mentre Pino Iannò (TO Libero Pensiero), insoddisfatto delle risposte dell’assessore, ha sottolineato come a suo avviso anche una parte della maggioranza abbia espresso critiche alla carenza di iniziative su questo terreno
Da parte sua, Domenico Garcea (FI) ha sostenuto come la situazione legata alla presenza di persone senza fissa dimora, in parte clandestini, sia ulteriormente peggiorata, non solo in centro ma anche in zone periferiche, come nel caso dei portici di via Leoncavallo. Critico anche Andrea Russi (M5S), il quale ha parlato di dichiarazioni altisonanti alle quali non è stato dato seguito e rivendicato all’amministrazione precedente il merito di aver impostato il percorso che ha portato alla firma del Patto in prefettura. A sua volta Giuseppe Catizone (Lega) ha sottolineato come occorra aiutare le persone che si trovano in strada per aver perso il lavoro o con problemi sanitari ma per chi lo sceglie allo scopo di dedicarsi alla questua occorre prendere provvedimenti, fino al DASPO. Urbano.
Giovanni Crosetto (Fd’I) ha sostenuto che lasciare le persone in strada non equivale a rispettarle, affermando che l’assessore non ha offerto risposte concrete a quello che è un tema politico, dato che Torino, a partire dal centro, sembra un campo profughi. Sulla stessa lunghezza d’onda Paola Ambrogio (Fd’I), per la quale l’aumento delle persone senza tetto è causa di scelte politiche sbagliate, e non da parte di un governo nazionale insediato da pochi mesi: il decoro pubblico, ha aggiunto, è un diritto dei torinesi: e bisogna sostenere chi si trova in difficoltà. Sempre per Fd’I, Enzo Liardo ha ricordato come molti senza tetto rifiutino i dormitori, come nel caso della struttura di via Traves, nella quale – ha affermato – si verificano casi di molestie da parte di alcuni giovani maghrebini, anche provenienti dall’esterno.
Da parte dei consiglieri e consigliere di maggioranza intervenuti, si è invece espresso sostegno all’azione dell’amministrazione comunale. Elena Apollonio (Gruppo misto di maggioranza) si è detta certa che la Giunta si stia facendo carico del problema, stigmatizzando argomenti come il “racket” o il “decoro” e sostenendo la necessità di tendere a superare l’attuale sistema con soluzioni di microaccoglienza diffusa.
Alice Ravinale (Sin. Ecologista) ha rivendicato la massima attenzione da parte di Giunta maggioranza, affermando che l’unico decoro è il rispetto per le persone, aggiungendo poi che le politiche del governo nazionale su Reddito di cittadinanza, fondo affitti ecc. determineranno nuova povertà.
Per Vincenzo Camarda (PD) Torino è una città esemplare nell’accoglienza, il problema dei senza dimora è complesso, con aspetti come quello dei minori stranieri non accompagnati, e sono stati presi provvedimenti concreti, anche in collaborazione con le Circoscrizioni. Occorre prestare attenzione agli aspetti sanitari, ha concluso.
Simone Fissolo (Moderati) ha ribadito come si tratti di un problema reale e non solo in centro, per il quale il Comune si è attivato insieme alle altre istituzioni e il percorso deve continuare al di là della stagione fredda. Rispetto per le persone ma anche necessità di residenti e commercianti a vivere in tranquillità, ha concluso. Da parte sua Silvio Viale (Lista Civica) ha sottolineato come la massiccia presenza di persone senza fissa dimora caratterizzi tutte le grandi città italiane, dichiarandosi contrario alle misure coercitive come i trasferimenti forzati e a favore di provvedimenti a bassa soglia, di riduzione del danno a favore di senza tetto e residenti.
Infine, Amalia Santiangeli (PD) ha respinto gli attacchi all’assessore e a tutti coloro che si impegnano per situazioni di disagio e povertà, dicendosi dispiaciuta per le parole di intolleranza ascoltate da chi sostiene che le cose peggiorano senza risposta da parte del Comune, mentre invece si applica un metodo di lavoro per aiutare le persone.
Gli assessori Rosatelli e Pentenero hanno brevemente concluso il dibattito. Rosatelli ha ribadito il timore che il taglio delle risorse statali per le persone in difficoltà, come il Reddito di cittadinanza o i provvedimenti di protezione speciale, possano far aumentare le persone per strada, con sfratti e “clandestinizzazione” di immigrati: il Comune cercherà comunque di sdare risposte concrete, anche con la collaborazione decisiva delle Circoscrizioni e del volontariato, avendo al centro il rispetto della dignità delle persone, che siano residenti, commercianti o senza fissa dimora. La sua collega Gianna Pentenero ha invece evidenziato la collaborazione tra gli assessorati e l’attenzione alla questione dell’uso degli animali nelle questue, anche con indagini complesse.
Claudio Raffaelli