La figura del magistrato Carlo Alberto Ferrero ucciso nel 1944 dai nazifascisti nella sua Chiusa Pesio, a pochi chilometri da Cuneo, è stata ricordata oggi pomeriggio a Torino nei locali del palazzo ottocentesco dell’ex Curia Maxima di via Corte d’Appello. Fra le quattordici vittime dell’eccidio avvenuto nel paesino del cuneese, ricordato ancora oggi per la violenza perpetrata ai danni delle vittime, ci fu anche il magistrato della Corte d’Appello di Torino.
Per ricordarne il percorso di uomo e giurista sono intervenuti il presidente della Corte d’Appello di Torino, Edoardo Barelli Innocenti; il procuratore Paolo Borgna; i consiglieri della corte d’Appello, Maurizio Alzetta e Federico Grillo Pasquarelli. Quest’ultimo ha ricordato la vicenda nella sua evidente drammaticità: “Il magistrato, denunciato dalla Brigate Nere fasciste per aver definito «prive di fondamento giuridico» le sanzioni a carico dei famigliari dei renitenti alla leva, fu catturato dagli uomini del capitano Schubert e, senza alcun processo, costretto a girare per il paese con un cartello al collo con la scritta “traditore” e le mani legate dietro la schiena. Quindi fu frustato in faccia fino ad essere sfigurato e, infine, freddato dai nazisti. La morte dell’alto funzionario dell’Amministrazione giudiziaria della Repubblica Sociale Italiana scosse e indignò gli stessi ambienti fascisti.”
La figura del capitano della 34esima divisione della Wehrmacht Heinrich Schubert è tornata nelle cronache non molti anni orsono, ha ricordato Grillo Pasquarelli: “Dopo la guerra l’ex ufficiale nazista ha condotto una vita tranquilla lavorando fino a pochi anni fa come geometra a Darmstadt, pur accusato dai procuratori militari di Torino in quello che è considerato il processo più vecchio della storia giudiziaria italiana. Il capitano di cavalleria della Wehrmacht venne messo sotto inchiesta alla fine degli anni Novanta quando il suo nome spuntò dall’’Armadio della Vergogna’ e vennero ritrovate tredicimila pagine e oltre novecento fascicoli che raccontano la storia di quindicimila persone coinvolte nei crimini di guerra commessi in Italia durante l’occupazione nazifascista. Ma al termine del procedimento, delle responsabilità criminali di quella pagina di storia del ’44 a Chiusa Pesio nessuno è mai stato condannato e forse mai lo sarà.”
Al termine degli interventi una corona di alloro è stata deposta ai piedi della targa in memoria di Ferrero, posata al secondo piano dell’edifico storico negli anni in cui la Curia Maxima era sede della Corte d’Appello di Torino.
L’amministrazione comunale è stata rappresentata dalla presidente della Commissione consiliare speciale per la promozione della cultura della legalità e del contrasto dei fenomeni mafiosi, Carlotta Tevere.
(r.t.)