La nocività dei campi elettromagnetici già esistenti è scientificamente dimostrata, ragion per cui l’avvio del nuovo sistema di telecomunicazioni definito 5G non può avvenire senza tenere conto del principio di precauzione. Questo è quanto emerso, in sintesi, dall’audizione che le commissioni Smart City, Sanità e Ambiente hanno svolto oggi a Palazzo Civico. Ad essere invitati alla riunione, presieduta da Cataldo Curatella, sono stati la dottoressa Fiorella Belpoggi, direttrice del Centro di ricerca sul cancro “Cesare Maltoni” (Istituto Ramazzini di Bologna) e il professor Massimo Zucchetti, docente del Politecnico di Torino e titolare del corso di “Protezioni dalla radiazioni”.
I tumori, patologia multifattoriale, sono correlati anche all’esposizione alle onde elettromagnetiche (radiazioni non ionizzanti), con un tasso di pericolosità più elevato per i bambini. I campi magnetici a radiofrequenza, ha spiegato la dottoressa Belpoggi, sono stati classificati come “possibili agenti cancerogeni” dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul cancro nel 2011, in particolare per quanto riguarda i tumori del cervello. L’Istituto Ramazzini ha effettuato una sperimentazione su circa 2500 esemplari di una specie di ratto geneticamente compatibile con l’essere umano, dalla fase prenatale sino alla morte spontanea, esponendoli a radiofrequenze di 1,8 GigaHertz, paragonabile alla situazione ambientale in aree vicine ad una stazione radio base. Analogo studio, con modalità diverse ed esposizione a radiofrequenze di 1.9 e 0.9 Ghz – corrispondenti alle emissioni di un cellulare portato all’orecchio – è stato effettuato negli Stati Uniti. In entrambi i casi sono stati riscontrati, in varia misura, aumenti di tumori a livello cerebrale ed anche cardiaco. Le compagnie telefoniche dovrebbero contribuire a rendere più sicuro l’uso dei cellulari, ha sostenuto Belpoggi, anteponendo la salute pubblica al potenziamento del segnale, ad esempio sviluppando apparecchi telefonici che utilizzino frequenze più basse. Dalle compagni telefoniche bisognerebbe pretendere quello che è stato preteso, ad esempio, dall’industria automobilistica, in termine di riduzione delle emissioni inquinanti. E sull’introduzione del sistema 5G, ha concluso la dottoressa Belpoggi, occorre prima effettuare delle effettive ricerche sui possibili effetti sulla salute umana, ispirandosi ad un principio di precauzione.
Un principio ribadito dal professor Zucchetti, per il quale l’utilizzo del 5G, sul quale non ci sono dati sperimentali sufficienti, aumenterà notevolmente l’esposizione alle radiazioni a radiofrequenza: e ci sono migliaia di studi che affermano la pericolosità dei campi elettromagnetici. Non è pensabile dispiegare senza alcuna cautela una tecnologia che rischia di essere un esperimento sull’umanità. Un’umanità, ha aggiunto, che sarebbe sì connessa in ogni angolo del globo con maggiore velocità, ma che per contro si ritroverebbe alle prese con milioni di nuove stazioni radioemittenti: nelle aree urbane sarebbero una ogni cento metri, poiché le radiofrequenze utilizzate hanno difficoltà a penetrare la materia. E si prospetta l’immissione in orbita di 20.000 nuovi satelliti per garantire una copertura globale, sugli oceani come nelle aree desertiche.
Una favola di progresso, ha sottolineato Zucchetti, che non deve essere pagata con la salute della popolazione. A livello locale, appoggiandosi sulla legislazione in vigore, si possono intraprendere alcuni passi, ha suggerito il docente del Politecnico, a partire dalla mappatura dei campi elettromagnetici esistenti, proseguendo con azioni in caso di violazioni della legge e lavorando ad un modello previsionale che possa consentire di valutare quelli che saranno i campi magnetici futuri con l’introduzione del 5G, e soppesare quanto i benefici delle nuove tecnologie possano essere superati dai costi in termini di salute pubblica. Anche perché, ha evidenziato Zucchetti, i campi elettromagnetici indeboliscono la nostra resistenza alle patologie tumorali, favorendo l’azione dei radicali liberi. Bisogna informare, non rassicurare, ha concluso il docente.
La Consulta comunale per l’Ambiente ha poi chiesto verifica di tutte le stazioni emissive già esistenti in città, invitando a bloccare l’introduzione del 5G fino a quando non si abbiano a disposizione dati sufficienti a stabilire quali siano le cautele da adottare. Anche un medico è intervenuto per chiedere che non si effettui alcuna sperimentazione del 5G senza dati certi, in un contesto di già forte inquinamento elettromagnetico, mentre il consigliere Mensio ha espresso preoccupazione per gli effetti non solo sugli esseri umani ma anche sulle altre specie animali che potrebbero derivare dall’adozione di tecnologie non provate o delle cui prove i risultati non sono stati resi noti. Anche altri interventi sono andati nel senso di attenersi al principio di precauzione, poiché, come ha rilevato l’avvocato Bongioanni, l’integrità fisica è uno dei pilastri della Costituzione repubblicana.
Il dibattito riprenderà certamente nel Consiglio comunale di lunedì 1° luglio, nel corso del quale sarà messa ai voti una proposta di mozione (primo firmatario Curatella) sul tema dei campi elettromagnetici e della salvaguardia di salute e ambiente.
Claudio Raffaelli