Dev’essere stato un incubo, per i nostalgici del regime fascista, veder salire sullo scranno di presidente dell’Assemblea costituente un giurista cinquantenne con gli occhiali, già galeotto (per la sua opposizione al fascismo), comunista ed anche ebreo! Ma in fondo, in un clima di concordia istituzionale che reggeva anche ai primi boati, ancora lontani, di ciò che sarebbe stata la Guerra fredda, quella di Umberto Terracini era una scelta di rottura della quale la giovane democrazia aveva anche bisogno, mentre si accingeva a scrivere le proprie Tavole della Legge, la Costituzione Repubblicana. Un insieme di regole che, nelle intenzioni di coloro che sono passati alla storia come i “Padri costituenti” (ma ci furono anche Madri costituenti, come la torinese Teresa Noce rievocata ieri), doveva riuscire a garantire il corretto funzionamento dello Stato e soprattutto garantire le libertà di tutti i cittadini e cittadine. Quale che fosse la coalizione politica di volta in volta vincente. Almeno, questa era l’intenzione.
E’proprio al ricordo di Umberto Terracini (1895-1983), prigioniero politico , presidente dell’Assemblea Costituente e poi senatore per nove legislature, che la Città di Torino ha dedicato la piazza pedonale che unisce Lungo Dora Agrigento a strada del Fortino 34/36.
La cerimonia di intitolazione ha avuto luogo questa mattina, presso la Biblioteca “Italo Calvino”, seguita da un convegno organizzato dall’Associazione consiglieri emeriti della Città di Torino sulla figura del dirigente comunista e uomo delle istituzioni, che tanta parte ha avuto nella storia del movimento operaio e antifascista torinese e italiano.
Ad aprire gli interventi che hanno dato inizio alla prima parte della cerimonia è stato il presidente del Consiglio comunale Francesco Sicari, che di Umberto Terracini ha rievocata le qualità civili e l’indipendenza nel pensiero, non solo di fronte al regime fascista ma anche nel dibattito politico tra i partiti – esercitando un effettivo ruolo di garanzia nei lavori della Costituente – e all’interno di quello stesso Partito comunista d’Italia, del quale era stato tra i principali fondatori con il torinese Antonio Gramsci e il napoletano Amadeo Bordiga. Al di là di ogni considerazione partitica, una figura “di grande rigore ed onestà intellettuale”, alla quale il presidente ha voluto, in conclusione, questo omaggio: “I grandi uomini sono coloro il cui valore di pensiero perdura nel tempo e i cui insegnamenti tracciano solchi per l’intera comunità”. Una considerazione rivolta ai numerosi presenti, ragazzi e ragazze della scuola “Morelli”, ex consiglieri comunali, militanti anziani e giovani, rappresentanti della Comunità ebraica.
La presidente dell’ANPI Maria Grazia Sestero si è soffermata sulle attività antifasciste di Terracini, mentre Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica torinese, ha ricordato in lui, ebreo di nascita, uno strenuo difensore delle minoranze etniche e religiose e dei loro diritti. Dopo l’intervento del presidente della Circoscrizione 7, Luca Deri, un breve corteo ha raggiunto la targa che intitola il piazzale a “Umberto Terracini, Padre Costituente”.Nel corso del successivo convegno, coordinato da Giancarlo Quagliotti, Lorenzo Gianotti ha relazionato sul tema “La passione civile di Umberto Terracini”, Mario Dogliani su “Il presidente della Costituente”, Marta Nicolo ha sviluppato il tema “Un faro acceso sulla questione ebraica” e infine, Claudio Rabaglino ha parlato sul tema “A Torino con Gramsci e l’Ordine Nuovo”.
Claudio Raffaelli