Legge 132, la Sala Rossa invita a intervenire sulla normativa

Nella foto: Il Palazzo del Viminale, con sede nell'omonima piazza di Roma, ospita dal 1925 il Ministero dell’Interno (immagine Wikipedia).

Il cosiddetto Decreto Legge Sicurezza e Immigrazione, noto anche come Decreto Salvini, trasformato in legge lo scorso 1° dicembre (la numero 132/2018) continua a far discutere; il Consiglio comunale ha approvato due atti di indirizzi nel corso dell’ultima seduta di lunedì 11 marzo.
Con una Mozione sottoscritta dai consiglieri del gruppo di maggioranza (primo firmatario, il consigliere Antonino Iaria), il Consiglio invita la sindaca a chiedere al Ministero degli Interni e agli organi competenti di reinserire il criterio dell’integrazione legato al contratto di lavoro tra i criteri valutabili delle Commissioni territoriali per il riconoscimento della “Protezione internazionale”.
Se tale documento è centrato sull’aspetto lavorativo, un secondo Ordine del giorno presentato dai gruppi di minoranza (primo firmatario, il consigliere Francesco Tresso) chiede al Governo e al Ministero degli Interni l’apertura di un confronto con l’Anci per valutare le ricadute della legge in termini di impatto economico, sociale e sicurezza dei territori. Nel confronto, in particolare, richiama la necessità di garantire l’iscrizione anagrafica per tutti gli stranieri in possesso di permesso di soggiorno, al fine di consentire l’esercizio dei diritti costituzionalmente previsti e il ruolo di Governo del territorio.
L’articolo 13 della Legge, puntualizza l’atto, ribadisce che il permesso di soggiorno per richiesta di asilo non consente più l’iscrizione all’anagrafe, precludendo l’esercizio di alcuni diritti sociali (cure mediche, studio, formazione professionale, accesso ai bandi per l’assegnazione di alloggi Erp) “interrompendo il percorso di integrazione e generando insicurezza sociale”.
La normativa, spiega il testo, ha eliminato il rilascio dei permessi di soggiorno per motivi umanitari e si rischia di aumentare in maniera considerevole il numero di stranieri irregolari che permarranno sul territorio, favorendo situazioni di marginalità e irregolarità; cinquemila persone prive del titolo previsto dalla legge sono stimate soltanto in Piemonte.

(Roberto Tartara)