L’Università ricorda i dipendenti colpiti dalle leggi razziali del 1938

Lo scoprimento della lapide commemorativa dei 58 dipendenti espulsi dall'Università per la loro fede od origine ebraica
La lapide è stata murata nel loggiato del Rettorato di via Verdi (per le foto si ringrazia l’Ufficio stampa Università)

C’è tutta la storia dell’ebraismo italiano, nei nomi incisi sulla lapide commemorativa inaugurata oggi al Rettorato dell’Università di Torino: Levi, Ottolenghi, Segre, Olivetti, Momigliano, Foa, Lattes, Jona e altri ancora. E’ il personale di fede od origine ebraica, espulso dall’ateneo subalpino in seguito alla promulgazione delle leggi razziali, di fatto leggi razziste, volute da Benito Mussolini e avallate da Vittorio Emanuele III. Il tutto nella muta passività, quando non con il consenso, della quasi totalità  dei loro colleghi e concittadini.

Una misura disumana che anticipava di pochi anni la corresponsabilità del fascismo nelle deportazioni verso i campi di sterminio nazisti. A ottant’anni da quella infamia, l’Università ha reso loro onore con i loro 58 nomi scolpiti nella pietra e con la mostra “Scienza e vergogna. L’Università di Torino e le leggi razziali”.

Alla cerimonia, nel corso della quale sono intervenuti il rettore Gianmaria Ajani, Fabio Levi per il Progetto 1938 del Polo del Novecento e il presidente del Sistema Museale di Ateneo, Enrico Pasini, ha preso la parte la vicepresidente del Consiglio comunale Viviana Ferrero, in rappresentanza della Città di Torino.

Claudio Raffaelli