
Michela Quagliano, avvocata e Consigliera di Parità della Città Metropolitana di Torino, è stata ascoltata dalla Commissione Diritti e Pari opportunità. Alla presidente Elena Apollonio e ai consiglieri e consigliere presenti, Quagliano, giunta al termine del suo secondo mandato, ha offerto un quadro delle attività svolte negli ultimi anni. A rivolgersi a lei sono state essenzialmente donne di età compresa tra i 40 e 50 anni, in genere diplomate, con contratti di lavoro a tempo indeterminato e con figli sovente disabili.
Un dato che innesca una riflessione, ha sottolineato l’avvocata, sulla scarsa consapevolezza dei propri diritti che caratterizza i settori più fragili, in condizioni lavorative precarie, quello che è chiamato “lavoro povero”.
Un dato significativo: nel primo semestre del 2024, per le donne l’occupazione è cresciuta a livello regionale, con punte a Torino e Cuneo, ma soprattutto nei settori più tradizionalmente considerati “al femminile”, servizi e cura: ma anche qui, le posizioni apicali sono prevalentemente detenuti da uomini.
Cosa spinge a rivolgersi alla Consigliera di parità? Generalmente, questioni inerenti la conciliazione dei tempi di via e lavoro, un terreno che vede molte resistenze da parte datoriale. Nel settore privato, soprattutto in aziende di piccole dimensioni, gravidanze e maternità, lavoro di cura, permessi per legge 104, per riprendere il termine usato dall’avvocato Quagliano, fanno scricchiolare i rapporti di lavoro. Se nel 2021 sono state 45 le lavoratrici (e anche qualche lavoratore) seguite, e sette gli imprenditori convocati, l’anno dopo sono stati 64 e 21 e l’anno scorso 59 e 16. La punta di un iceberg. In alcuni casi si è arrivati a istruire cause legali per discriminazioni, il più delle volte addivenendo a una conciliazione tra le parti.
D’altra parte, la Consigliera di parità, nel corso delle proprie attività, ha rilevato una grande attenzione ai temi della parità e del contrasto alla discriminazioni da parte di molte amministrazioni locali del Torinese, compresi i piccoli Comuni. Anche se resta importante vigilare su bandi di concorso e appalti, per verificare l’assenza di elementi discriminatori o lesivi del principio di pari opportunità.
(Claudio Raffaelli)