L’impegno di Amref per contrastare le mutilazioni genitali femminili

Le mutilazioni genitali femminili sono state al centro dei lavori della seduta del 13 febbraio 2025 delle Commissioni Diritti e pari opportunità e Quarta, presieduta da Elena Apollonio (Alleanza dei Democratici – DemoS), con l’audizione dell’Amref.

Elena Manzon, medica chirurga e volontaria dell’ente, ha spiegato che l’Amref è la più grande organizzazione sanitaria non profit, fondata nel 1957 a Nairobi. Attualmente è attiva in 35 nazioni africane e ha 11 sedi in Europa, Stati Uniti e Canada. Opera affinché la salute sia un diritto universalmente riconosciuto e garantito, utilizzando personale in loco, e contrastando pratiche invalidanti, come le mutilazioni genitali femminili, che – ha spiegato – appartengono a una parte di cultura di alcune nazioni africane e creano danni all’integrità fisica, con complicanze nella vita sessuale e riproduttiva, e che in alcuni casi possono causare la morte di bambine e donne.

Già da vent’anni l’ente opera in Africa per contrastarle – ha detto.

In Europa – ha affermato – ci sono 500 mila donne che hanno conseguenze dovute a tali pratiche e 180 mila sono a rischio mutilazioni.

In Italia, il fenomeno è molto rappresentato – ha detto. Secondo lo studio del 2019 dell’Università Bocconi di Milano, in Italia ci sono 87 mila donne che vivono con le conseguenze delle mutilazioni genitali femminili (7.600 minorenni).

Francesca Simi, collaboratrice di Amref, ha quindi illustrato i progetti dell’Amref per rafforzare le competenze dei servizi sul tema, realizzati grazie a fondi Fami, che hanno permesso di avviare network e corsi di formazione per prevenire le mutilazioni.

Sono state organizzate attività a Torino, Milano, Padova e Roma. Nel capoluogo piemontese sono state coinvolte le comunità somala e sudanese e avviate collaborazioni con il Cemuss – Centro multidisciplinare per la salute sessuale. Come rappresentante della comunità somala, è intervenuta in Commissione Anab Mohamed, che ha illustrato le attività svolte per promuovere la salute delle donne e contrastare la pratica delle mutilazioni genitali femminile.

Nel dibattito in Commissione, Alberto Saluzzo (PD) ha ringraziato l’organizzazione per il grande impegno con le comunità straniere e ha chiesto dati specifici su Torino e Piemonte, auspicando un maggior coinvolgimento di ospedali e consultori.

Pietro Abbruzzese (Torino Bellissima) ha ribadito la gravità delle mutilazioni femminili, molto diffuse soprattutto in Somaliland, non legate a questioni religiose, difficili da sradicare dalle culture e dalle tradizioni familiari.

Silvia Damilano (Torino Bellissima) ha domandato approfondimenti sulle ragioni alla base delle mutilazioni.

I dati sono impressionanti – ha sottolineato Lorenza Patriarca (PD) – e dobbiamo avere un maggior senso di responsabilità in Europa, anche interessando le scuole.

Le persone più fragili – ha ribadito Amalia Santiangeli (PD) – hanno difficoltà a rendere pubblica la propria sofferenza, soprattutto all’interno del contesto familiare, e le Istituzioni devono sostenerle.

È importante creare consapevolezza all’interno delle comunità – ha aggiunto Anna Borasi (PD) – soprattutto confrontandosi con gli adulti vissuti in particolari contesti culturali.

Silvio Viale (+Europa, Radicali Italiani) ha evidenziato le difficoltà nell’individuare le mutilazioni genitali femminili e l’importanza di denunciarle e di metterle al bando a livello internazionale, senza però drammatizzare.

Elena Apollonio (Alleanza dei Democratici – DemoS) ha ringraziato le ospiti per i preziosi spunti forniti, utili a migliorare le politiche cittadine.

Massimiliano Quirico