“Il pompiere, paura non ne ha”. Chissà se questo ritornello di una famosa canzone dice il vero. Certo è che non ha nessuna importanza, perché quando arriva la chiamata in caserma i Vigili del Fuoco partono sempre, senza perdere tempo, a volte non sapendo neanche quale scenario infernale li attende. Incendi, incidenti sul lavoro o sulla strada, alluvioni, crolli, terremoti, esplosioni… a tutto il catalogo dello strazio umano, i Vigili del Fuoco rispondono senza risparmiarsi. Lo fanno da 200 anni (la Compagnia operaj guardie fuoco della Città di Torino viene formalmente costituita nell’ottobre del 1824), ma nella nostra città il tentativo di contrastare in forma organizzata la piaga degli incendi data da secoli prima. Bisogna immaginare cosa rappresentasse il pericolo degli incendi in città certamente più piccole, a volte semplici borghi, ma fittamente edificate con case in gran parte di legno e pericolosamente illuminate e riscaldate con bracieri, torce e candele, per farsi una idea dell’eterna lotta tra l’umanità e il fuoco. Un fuoco portatore di luce e progresso (il Prometeo della mitologia greca…) ma anche capace di infliggere distruzioni e sofferenze.
Le amministrazioni comunali torinesi, fin dal XIV secolo tentarono di normare la prevenzione e organizzare il contrasto degli incendi. Il salto di qualità, con una progressiva professionalizzazione della funzione, lo si ebbe però solo due secoli fa, con un ulteriore, decisivo passaggio rappresentato dalla fondazione del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco in piena guerra mondiale, nel 1941. Altra grande differenza, la progressiva evoluzione tecnologica del servizio, dai secchi alle pompe a mano fino alle moderne autoscale. Fra i grandi drammi del secolo breve e di questo inizio di millennio, i bombardamenti degli Alleati, la tragedia del Grande Torino, l’incendio dei grandi magazzini Marus di via Roma, i cadaveri allineati del Cinema Statuto, il rogo della Cappella della Sindone (almeno quello, senza vittime) e gli orrori degli incidenti sul lavoro, i Vigili del Fuoco continuano il loro viaggio nel tempo e lungo le strade di città. Con o senza un po’ di paura a pulsare sotto l’uniforme? Ma non ha importanza: quando li chiami, arrivano sempre.
Ed è per rivolgere loro un ringraziamento collettivo che la Sala Rossa ha accolto questa mattina una sobria ma intensa celebrazione del bicentenario.
Insieme agli interventi di saluto delle autorità cittadine (la vicesindaca Michela Favaro, la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo), di alti ufficiali del Corpo, compreso il capo del Corpo nazionale Carlo Dall’Oppio, a incorniciare l’evento c’è stata la lectio magistralis di Alessandro Barbero.
Il docente universitario, storico e divulgatore, ha condotto i presenti, con il consueto stile rigoroso nei contenuti ma brillante nell’esposizione, in un’appassionante cavalcata attraverso i secoli, ritrovando le radici dei Vigili del Fuoco nelle Antiche civiltà greca e romana, srotolandole attraverso il Medioevo fino all’Illuminismo, a quella Restaurazione che (come ha ricordato Barbero) seppe appropriarsi dei lasciti positivi del periodo napoleonico, fino alla contemporaneità. Salutando i presenti in sala, la presidente Grippo ha tra l’altro come il profondo legame tra la comunità cittadina e gli antesignani dei Vigili del Fuoco avesse ispirato, già nel XIX secolo, alcune pagine del Cuore di Edmondo De Amicis, che parlò di un “coraggio che non vacilla”. Profondo legame, ha poi aggiunto Grippo, che ha seguito tutte le evoluzioni nel tempo che hanno portato all’odierno Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, sempre più impegnato non solo a gestire le emergenze ma nel promuovere la loro prevenzione, massimo strumento di sicurezza.
La deposizione di una corona d’alloro presso la targa che, nell’atrio di Palazzo Civico, immortala la memoria del primo caduto in servizio del Corpo, Giovanni Salza (1875), ha concluso la cerimonia, per la quale erano presenti anche il vicepresidente vicario Domenico Garcea, il consigliere Luca Pidello, a sua volta Vigile del Fuoco di professione, e l’assessore Francesco Tresso.
Claudio Raffaelli