Bobbio, “di lui rimane tutto”

Un itinerario proustiano di luoghi e date evocative come il 18 ottobre che di fatto è il giorno di compleanno di Norberto Bobbio. La presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo ha rappresentato la Città all’inaugurazione della targa in ricordo del filosofo torinese scomparso vent’anni fa e ha ricordato le iniziative avviate lo scorso gennaio in Sala Rossa e proseguite lungo il 2024 in collaborazione con i co-organizzatori del Centro studi Piero Gobetti, gli Atenei torinesi, il Circolo dei Lettori, l’Accademia delle Scienze, il Polo del 900. Di lui rimane tutto, ha commentato Grippo: “Ancora oggi Bobbio è fonte di ispirazione per gli studenti anche stranieri che leggono i suoi saggi e l’inaugurazione dello studio privato il 30 ottobre al campus Einaudi, donato dalla famiglia e risistemato in un’area protetta della biblioteca, diventerà uno spazio senza tempo, come fu di colui che lo abitò”. Stamane in via Sacchi 66 dove visse l’intellettuale è stata svelata la targa che ricorda il professore di Filosofia del diritto e Filosofia della politica e senatore a vita della Repubblica; è riportata una frase tratta dal suo libro “Italia civile”: “Ho imparato a rispettare le idee altrui, ad arrestarmi davanti al segreto di ogni coscienza, a capire prima di discutere, a discutere prima di condannare”. Con la rappresentante della Città sono intervenuti Cristina Savio della Circoscrizione Uno che ha ricordato i testi più significativi ‘dell’uomo del dubbio e del dialogo’; il figlio Marco Bobbio che ha tracciato un ritratto del padre attraverso l’abitazione di via Sacchi: “Lavorava molto e soprattutto riceveva e ascoltava tutti e rispondeva alle tantissime lettere che riceveva. In via Sacchi sono passati a trovarlo presidenti della Repubblica, sindaci, personalità da tutto il mondo, personaggi come Gianni Agnelli ma soprattutto ricercatori e studenti che cercavano e trovavano in lui una risposta”. Marco Revelli presiede il Centro studi Piero Gobetti e ha identificato la zona di via Sacchi degli anni Trenta un luogo denso di significati della storia culturale del Paese: “Era un nido antifascista se pensate che in poche centinaia di metri vivevano Franco Antonicelli, Vittorio Foa, Massimo Mila, Augusto Monti, Cesare Pavese, gli Einaudi: tutti studiavano al D’Azeglio. Nel ’35 Bobbio venne prelevato dalla sua abitazione dalla polizia accusato di antifascismo. Cosa ci ha lasciato? Incarna i valori della pace, dei diritti universali, della solidarietà e un metodo indicato in quella frase incisa nella targa segno di tolleranza e rispetto; oggi il suo insegnamento è tanto più utile”.

La cerimonia si è tenuta alla presenza della vice presidente del Senato Anna Rossomando, della viceprefetto di Torino Valeria Sabatino, di autorità del mondo politico, consolare, accademico, militare, del direttore della Stampa Andrea Malaguti, dei responsabili del centro Gobetti e della famiglia Bobbio.

(Roberto Tartara)