Donne migranti, un documento della Consulta femminile

Donne maghrebine. Le comunità nordafricane, in primo luogo quella marocchina,, sono insediate in città ormai da decenni

A nome della Consulta Femminile Comunale, la presidente Silvana Ferratello e Monica Andriolo, coordinatrice del gruppo di lavoro “Donne migranti”, hanno presentato alla commissione consiliare Diritti e Pari opportunità (presieduta da Elena Apollonio) una relazione sulla situazione dell’immigrazione femminile a Torino.

I dati citati dalla relazione ricordano come al 1° gennaio del 2023 risultavano presenti in Italia oltre 3.700.000 cittadini “non comunitari” con regolare permesso di soggiorno, compresi circa 174mila rifugiati ucraini. In quell’anno, erano stati oltre 157mila i migranti e le migranti giunti in Italia soltanto sulle rotte del Mediterraneo, in fuga da Medioriente e Nord Africa, Africa Sub-Sahariana, Asia Centrale e Meridionale. Gran parte di esse sono minori e donne, che ne costituiscono spesso la componente più fragile e talvolta isolata.

La Città di Torino, insieme ad altre grandi municipalità italiane, aveva partecipato nel 2021 alla redazione della “Carta per l’integrazione dei rifugiati” dell’UNHCR, con lo con lo scopo di valorizzare il ruolo degli Enti locali nei percorsi di integrazione delle persone rifugiate. La relazione della Consulta ha poi rievocato i numerosi provvedimenti assunti dal Consiglio comunale nel corso degli ultimi anni, su temi quali l’’integrazione dei rifugiati, il riconoscimento della da minori stranieri nati in Italia o che qui hanno studiato, i Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (CPIA), le iniziative per l’apprendimento della lingua italiane rivolte alle madri dei bambini frequentanti materne ed elementari.

Donne ucraine manifestano a Torino contro l’aggressione russa. sono quasi 180.000 le cittadine e cittadini del paese esteuropeo rifugiatesi in Italia

Le donne migranti condividono le stesse difficoltà dei migranti di genere maschile, ma presentano frequentemente dei fattori aggiuntivi di fragilità, soprattutto se appartenenti a strati socialmente svantaggiati.  Il tutto – ricorda il Gruppo di lavoro della Consulta – “all’interno del più ampio tema della condizione femminile e considerando che situazioni di discriminazione, diseguaglianza, disparità riguardano anche le donne straniere già ben integrate, nonché le stesse donne italiane, specie se appartenenti a fasce sociali fragili”.

Per un’accoglienza realmente inclusiva delle migranti, sostiene la Consulta, è necessario adottare una prospettiva di genere, riconoscendo e valorizzando il fatto che, nella migrazione, le donne sono portatrici di caratteristiche, esperienze ed esigenze, spesso esprimendo un protagonismo autonomo rispetto agli uomini.

Ricapitolate alcune tra le criticità più frequenti nei processi di integrazione delle donne immigrate (scarsa conoscenza della lingua, accesso ai servizi di welfare, difficoltà nel trovare lavori regolari, isolamento, mancato riconoscimento di titoli di studio ottenuti nei Paesi d’origine), il documento redatto dal gruppo di lavoro della Consulta avanza una serie di richieste all’Amministrazione comunale.

Alla Città di Torino si chiede, in particolare, di adottare una prospettiva di genere rispetto alle dinamiche migratorie, con la finalità di facilitare il processo di integrazione e di empowerment ma anche l’’accesso ai servizi e alle opportunità formative, lavorative e culturali. Inoltre, all’esecutivo di Palazzo Civico viene richiesto di contrastare attivamente stereotipi e pregiudizi nei confronti delle donne migranti e di monitorare i risultativi delle proprie attività in loro favore, in particolare per quanto riguarda accordi e intese stipulati con altre istituzioni, università o associazioni.

Un documento, quello della Consulta femminile, che ha incontrato l’interesse dei consiglieri e consigliere presenti in commissioni, che ne valuteranno le modalità di utilizzo per farne una traccia di lavoro.

(Claudio Raffaelli)