Carcere: tante ombre, qualche luce. E molto da fare

JH Mortimer, "Il prigioniero" (1781). La situazione delle carceri, oggi, nel nostro Paese non è più così disumana. Ma molto resta da fare.

Sovraffollamento delle celle, fatiscenza degli edifici e carenza di personale sanitario e di custodia sono i mali strutturali delle carceri italiane, avvelenando i già complessi rapporti tra le persone detenute quelle che in carcere ci lavorano. Categorie entrambe, seppure in forma diversa, in sofferenza.  La situazione di Torino non fa eccezione, come evidenziato ieri dalla Garante dei detenuti, Monica Cristina Gallo, che ha illustrato alla commissione Legalità il proprio rapporto di attività per il 2023, già presentato in conferenza stampa il mese scorso. Casualmente, la riunione a Palazzo Civico si è svolta mentre era in corso una protesta collettiva nel carcere minorile milanese, sotto i riflettori per una serie di presunti episodi di violenze a danno dei giovani reclusi.

Per quanto riguarda il carcere “Lorusso e Cutugno”, il dato del sovraffollamento è ormai diventato strutturale da parecchi anni. L’anno scorso si è toccata quota 1483 detenuti (+30% rispetto alla capienza ufficiale) un terzo dei quali non ancora condannato in via definitiva. Per tutto l’anno, il numero delle persone in cella non è comunque mai sceso sotto le 1400 unità. Il personale di custodia è sotto organico del 20%, i pochi funzionari giuridico-pedagogici in servizio devono seguire quasi cento detenuti a testa. Pessimo, secondo i dati illustrati dalla Garante e dai suoi uffici, il quadro sanitario in carcere, con carenza di personale medico e infermieristico e un gran numero di lamentele in merito. Di qui, la proposta di istituire un Osservatorio permanente interistituzionale per la salute in carcere. Intanto l’impegno della struttura coordinata dalla Garante ha portato all’effettuazione, l’anno scorso, di 546 colloqui con persone detenute e di più di un centinaio di segnalazioni sanitarie.

Tanti gli episodi in varia misura drammatici verificatisi nel carcere nel corso del 2023: cinque persone si sono tolte la vita, quasi sessanta i tentativi di suicidio e circa 160 gli atti di autolesionismo, 18 i TSO. La tensione si è poi scaricata in 135 atti di aggressione – nei confronti del personale di custodia e fra detenuti – 255 manifestazioni di protesta individuali (come sciopero della fame, rifiuto dell’assistenza sanitaria ecc.) e 15 collettive. Sono state 1445 i provvedimenti disciplinari nei confronti dei carcerati.

La relazione della Garante ha anche evidenziato aspetti positivi, come il netto aumento di detenuti e detenute iscritti all’Università (52, in aumento del 20% sull’anno precedente). Ancora più numerosi, ovviamente, quelli che hanno scelto l’iscrizione alle scuole medie superiori: ad esempio, 89 al “Plana” e 76 al I Liceo artistico, oltre ai 590 – in maggioranza stranieri – che sono iscritti al Centro provinciale per l’istruzione degli adulti (CPIA). Intensa anche la presenza attiva delle associazioni di volontariato, anche se la relazione evidenzia l’opportunità di un miglior coordinamento.

Per quanto riguarda il carcere minorile il “Ferrante Aporti”, i detenuti al 31 dicembre scorso erano 47. Complessivamente gli ingressi registrati durante l’anno erano stati 161, tra i quali 66 minori stranieri non accompagnati.

Un dato a parte è quello del Centro di Permanenza per il Rimpatrio, il CPR di via Brunelleschi. chiuso nel febbraio del 2023 (una misura più volte auspicata dal Consiglio comunale) ma che aveva registrato in sole cinque settimane più di duecento ingressi, per tre quarti di persone originarie dell’area maghrebina.

L’Ufficio della garante ha anche fornito i dati relativi ai TSO, i trattamenti sanitari obbligatori, effettuati in città l’anno scorso: sono stati 200, in lieve calo rispetto alla media degli anni precedenti.

In ogni caso, è stato ribadito nel corso dell’incontro, il carcere non può abdicare alla propria funzione rieducativa e di recupero alla vita sociale: se diventa solo un luogo di sofferenza e rabbia, quindi ulteriormente criminogeno, viene meno la sua stessa missione costituzionale. Il compito di assumere i provvedimenti necessari, dal punto di vista legislativo e gestionale, spetta alla politica nazionale, ovviamente. Tuttavia, nell’ambito delle sue pur limitate competenze, il Consiglio comunale e la sua commissione Legalità, che ha anche la delega sulle questioni carcerarie, si è stabilmente assunto come impegno il monitorare questa parte difficile della nostra città, che pur con tutte le sue peculiarità e criticità resta e deve restare una parte integrante della comunità.

(Claudio Raffaelli)