In occasione della presentazione di Biennale Democrazia, la sindaca Appendino ha confermato l’intenzione di chiudere la Fondazione per la Cultura.
E’ una scelta che ritengo errata e non ne vedo francamente alcuna ragione.
La Fondazione per la Cultura fu istituita nel 2012 – trasformando una precedente Fondazione, la FAM che organizzava MiTo – con una duplice finalità: coordinare la realizzazione dei grandi eventi promossi dalla Città o da terzi in collaborazione con la Città; promuovere un’azione di fund raising per acquisire da soggetti privati (imprese, istituti di credito e assicurativi, fondazioni, enti, associazioni) risorse a sostegno delle iniziative culturali attraverso sponsorizzazioni o altre forme di contribuzione.
In quattro anni la Fondazione si è affermata con successo come una delle principali istituzioni culturali della città, curando l’organizzazione di MITO, Biennale Democrazia, Festival Internazionale del Jazz, Classical Music Festival, TODays, Torino incontra la Francia, Torino incontra Berlino, Natale con i fiocchi, tutte iniziative coronate da grande successo e unanimi riconoscimenti. Per ciascuna di esse la Fondazione – con procedure di evidenza pubblica e con un intenso lavoro di marketing – ha raccolto contributi che hanno spesso coperto l’intero costo dell’iniziativa. La Fondazione ha inoltre curato l’acquisizione di risorse per altri enti culturali cittadini: Teatro Regio, Fondazione Musei, Torino Danza Festival, Festival delle Colline Torinesi e programmi promossi da associazioni culturali di territorio.
In quattro anni la Fondazione ha così mobilitato risorse per 26 milioni di euro di cui circa 21 acquisiti da soggetti e istituzioni privati, stabilendo relazioni con oltre 100 partners. Il tutto con una struttura minima, 1 segretario e 4 dipendenti.
Alla luce di tutto ciò, non si capisce davvero quale sia il beneficio che la Città potrà trarre dalla chiusura della Fondazione. Non un risparmio di costi, stante la esiguità della struttura, per di più costituita da dipendenti comunali in distacco. Né una maggiore efficacia nella promozione dell’attività culturale, che anzi rischia di essere resa più farraginosa. Mentre infatti la Fondazione – nel pieno rispetto di tutte le regole e in assoluta trasparenza – dispone di maggiore flessibilità operativa, la struttura amministrativa del Comune è oberata da rigidità burocratiche e vincoli normativi che possono pregiudicare la promozione degli eventi e la loro qualità. E peraltro non è affatto scontato che sponsorizzazioni e contribuzioni acquisite in questi anni dalla Fondazione, si trasferiscano automaticamente alle strutture comunali, con il rischio dunque di una perdita di risorse invece essenziali per mantenere quell’alto investimento culturale che ha fatto di Torino una riconosciuta capitale di cultura.
Insomma: chiudere la Fondazione per la Cultura non comporterà alcun beneficio, e invece esporrà la Città e le sue attività culturali a grandi rischi. Non vorrei che l’unica ragione sia chiudere una istituzione voluta dal Sindaco Fassino e dalla Giunta precedente. Una scelta che però il dispetto non lo farebbe a me, ma alla Città. Per questo mi auguro che si rifletta prima di adottare decisioni errata.
“Non si chiuda la Fondazione per la Cultura”
Piero Fassino