Questa sera il Consiglio Comunale ha approvato il Bilancio di previsione 2024 – 2026 e il Dup. Il voto favorevole dell’Aula è arrivato dopo la relazione dell’assessora Gabriella Nardelli, un lungo dibattito tra le forze politiche e la replica del sindaco, Stefano Lo Russo. Il Dup è stato approvato anche con emendamenti dei consiglieri Giuseppe Catizone (Lega), Ferrante De Benedictis (FDI), Ivana Garione (Moderati). Insieme al Documento unico di programmazione, sono state approvate mozioni di accompagnamento presentate dai consiglieri Claudio Cerrato (PD), Tiziana Ciampolini (Torino Domani) e Giovanni Crosetto (FDI). Successivamente sono state approvate le delibere relative alle aliquote e detrazioni Imu per l’anno 2024 e le tariffe per i servizi a domanda individuale. Il Bilancio, invece, è stato approvato con emendamenti avanzati dai consiglieri Enzo Liardo (FDI), Abdullahi Ahmed (PD), Nadia Conticelli (PD).
Di seguito, la sintesi del dibattito che si è svolto prima del voto. Pierlucio Firrao ritiene che questo Bilancio sia lontano dalla realtà e lontano dai torinesi e che la sua forza politica non si sente rappresentata. Ha illustrato la mozione di accompagnamento che chiede che con i residui previsti a marzo si possano aumentare fondi, perché non si sa se l’anno prossimo saranno previsti più agenti e perché i fondi per le manutenzioni sono insufficienti. Secondo Domenico Garcea (Forza Italia), i fondi Pnrr e quelli derivanti dal Patto per Torino, consentono di aggirare il debito della Città, riqualificando biblioteche, scuole e impianti sportivi. Occorre assunzione di responsabilità collettiva, con una opposizione costruttiva ma attenta perché le risorse siano utilizzate con il massimo rigore. L’unica mozione di accompagnamento presentata riguarda l’impegno ad affrontare lo stato di abbandono del complesso di commerciale di via Tartini in Barriera di Milano. Giuseppe Iannò (Misto minoranza – Libero pensiero) il Bilancio è attivo grazie ai fondi del Governo ma ritiene che la Città non abbia ancora preso una direzione specifica. Sottolinea il taglio di 1,7 milioni alla cultura ma nello steso tempo si pensa di candidare Torino a capitale europea della cultura 2033. Evidenzia mancanza di azioni sul tema della lotta all’inquinamento, al problema dei senzatetto, poca attenzione alle persone con disabilità e un rapporto con Stellantis i cui effetti non si percepiscono, ma sottolinea l’aumento di fondi per stranieri, l’aumento dell’Irpef e dei biglietti. Per Andrea Russi (M5S) il bilancio pareggia grazie alle risorse straordinarie del Patto per Torino e del Pnrr, che sono però destinate a scendere. La coperta – ha detto – si sta accorciando e ci saranno presto problemi sulle spese correnti, a partire dal 2026. Intanto, ha chiesto che almeno venga riconosciuto il lavoro della precedente Giunta 5 Stelle che ha iniziato a sanare il disastro economico che aveva ereditato, ha portato tanti eventi pubblici e nuovi mezzi per il tpl. Con una mozione ha inoltre domandato più fondi per tutele, anziani e persone con disabilità e per la riqualificazione del mercato di piazza Foroni. Giovanni Crosetto (Fratelli d’Italia) ha spiegato che con questo bilancio, grazie a una mozione di FdI, è stata trovata un’intesa per salvare il Borgo Medievale, ma che Torino ha perso il 6% dei suoi abitanti e si deve lavorare per fermare questo declino, trovando una chiara vocazione per la nostra città. Dobbiamo impegnarci – ha affermato – ad accelerare la realizzazione della Torino-Lione e a rientrare nell’Osservatorio Tav, oltre a introdurre il daspo urbano per ridurre le problematiche legate alla sicurezza, in particolare al centro sociale Askatasuna. La capogruppo Nadia Conticelli (PD) ha ringraziato Giunta e sindaco per il lavoro svolto, secondo una precisa visione di Torino, che da città grigia e triste, ora – pur con qualche battuta d’arresto – è diventata in grado di attrarre investimenti, mentre viene affrontato il risanamento del debito in maniera strutturale. Ha quindi rivendicato gli investimenti in cultura, sviluppo e promozione sociale, nella riqualificazione di scuole, biblioteche, piscine e aree verdi e nella promozione del trasporto pubblico, senza lasciare indietro nessuno e migliorando la qualità della vita di tutti e tutte. Al di là di possibili critiche su interventi incompiuti, emerge una grande fiducia nei confronti del sindaco, secondo Silvio Viale (+Europa & Radicali Italiani), che ha dichiarato di condividere molto di ciò che è stato fatto. Ha poi spiegato che la situazione demografica di Torino non è catastrofica, ma che comunque bisogna lavorare per favorire tutte le famiglie. Per Simone Fissolo ci troviamo a lavorare in un contesto non semplice, causato dalla carenza di fiducia dei cittadini negli enti locali, dal Testo unico degli enti locali che prevede il lavoro dentro il Palazzo sugli atti d’indirizzo e controllo mentre si dovrebbe passare più tempo nelle strade, confrontandosi. E manca un dialogo sufficiente fra Giunta e Assemblea. Tutti fattori, per il consigliere dei Moderati, che contribuiscono a creare scollamento fra il Palazzo e la vita reale fuori. Ma il Consiglio sta lavorando bene, ed è operativo. Ha dimostrato attenzione sul Bilancio. Dopo la rincorsa ai finanziamenti e la possibilità di avere investimenti, adesso c’è la sfida dei cantieri, risultato concreto di questo lavoro. “Procediamo!”. Giuseppe Catizone definisce la relazione da libro dei sogni, con numeri da città perfetta. Ma non è così. Serve invece continuare a lavorare per il bene di Torino e del territorio. In sinergia con la Regione. La città deve tornare attrattiva e servono politiche adeguate. Per il consigliere della Lega, bisogna continuare ad investire nello sviluppo della città, sostenendo il Politecnico e l’innovazione. Sottolinea la nota dolente della rigenerazione urbana, con le periferie, povere, che chiedono interventi strutturali e si dice dispiaciuto per il bilancio negativo di Gtt, che offre un trasporto pubblico locale lacunoso. Per Claudio Cerrato (PD) è un Bilancio di sviluppo, che permette alla città di vivere e non di sopravvivere, grazie ai fondi PNRR che ci permettono di riprogettare la nostra città e grazie all’azione dell’Amministrazione che ha sottoscritto il Patto per Torino, un accordo determinante per gestire le risorse. Serve però ripensare il coinvolgimento della cittadinanza. Informare e fare progettazione partecipata. E serve un capitolo ad hoc nel Bilancio con l’obiettivo di costruire un tesoretto per scegliere dove intervenire, coinvolgendo la cittadinanza e le circoscrizioni. Alice Ravinale (Sinistra ecologista): è bene che il Bilancio sia approvato entro la fine dell’anno per programmare una spesa più ordinata, ha affermato la consigliera; un Bilancio che grazie alle risorse dell’Unione e del Governo ha evitato il pre dissesto contabile. Ravinale ha presentato l’atto di indirizzo di accompagnamento al Bilancio e ricordato le risorse necessarie da implementare per combattere le tante situazioni di povertà diffusa. Caterina Greco (Pd): La consigliera ha ricordato i tanti motivi di soddisfazione e i punti favorevoli contenuti nel previsionale a partire dall’approvazione del documento entro la fine dell’anno: Restano punti critici ha aggiunto, in particolare la riduzione della spesa sociale. Per la cura della Città e delle persone ci aspettiamo maggiori fondi ha concluso, evidenziando l’appuntamento del conto Consuntivo quale momento valutativo di dati e costi oggettivi. Tiziana Ciampolini (Torino Domani): in un quadro complesso reso positivo dalla disponibilità di fondi Pnnr la Città è in grado di impostare una grande stagione di investimenti materiali e immateriali ha commentato la consigliera. Il previsionale del ’24 è un atto di cautela; occorrono scelte nelle politiche industriali e sociali: la Città saprà dire parole chiare sul futuro di Mirafiori. Occorre – ha concluso – innovazione radicale nelle politiche sociali e superare la logica dell’emergenza. Ivana Garione (Moderati) propone una riflessione sul Dup evidenziando come sia sbagliato definirlo libro dei sogni ma è il presupposto per il raggiungimento degli obiettivi. Lo dimostrano, sottolinea, i traguardi raggiunti in tema ambientale, nell’ambito della Missione 9. Conclude rimarcando il valore della mozione di accompagnamento sulla programmazione partecipata che assicura maggiore dialogo con i cittadini. Su questo tema si è soffermata anche la consigliera Sara Diena (Sinistra Ecologista) che ha osservato come questo strumento di democrazia partecipata stia ottenendo risultati importanti nel mondo e come rappresenti il modo migliore per far sentire i cittadini coinvolti e le istituzioni più vicine. Per Elena Apollonio (Misto maggioranza – Demos) l’approvazione del bilancio in tempi straordinari consente di dare avvio a tutti i lavori programmati descritti nella relazione. Ha evidenziato la serietà con la quale Sindaco e Giunta stanno conducendo una campagna di finanziamento straordinaria con una città come Torino unica in Italia ad aver presentato nei tempi richiesti i progetti per i “Fondi periferie”. Ritiene necessaria una riflessione che evidenzi come, però, per le scelte governative, verranno a mancare risorse per le persone più fragili, risorse alle quali i Comuni di colori politici diversi potranno attingere. Ferrante De Benedictis (FDI) nel sostenere che la maggioranza ha disegnato una città piena di luci, ribadisce che Torino non è solo il centro, è anche la periferia in difficoltà, da rilanciare. Per il consigliere di Fratelli d’Italia, serve creare sviluppo e opportunità in un città considerata poco attrattiva per i giovani, portando investimenti in città. Pietro Abbruzzese (Torino Bellissima) apprezza la relazione di Nardelli ma richiede maggiore attenzione sui bambini. Poco il 4% in più per le scuole e si devono diminuire le spese delle famiglie per gli asili nido e aiutare economicamente le mamme. Per il consigliere di Torino Bellissima, la nostra città non deve diventare sempre più vecchia, più povera e più triste.
Ha concluso la serie degli interventi Stefano Lo Russo. Per il sindaco, la Giunta ha operato in un contesto ereditato, senza rivendicarne i pro e senza mai avere eccessivamente criticato i contro. Le traiettorie sono piuttosto chiare, di cesura fra la fase uno e quella che auspica essere la fase due. Se la prima fase è servita per tenere i conti in ordine, attraverso il Patto per Torino, quella che si delinea come fase due, vedrà una città trasformarsi in modo strutturale che si completerà nel 2026. Per Lo Russo, le traiettorie sono riassumibili in quattro concetti cardine che si trovano all’interno del Bilancio e del documento di programmazione: lo sviluppo economico, la coesione sociale, la sostenibilità ambientale e la cura dei servizi. Non nega i problemi di Torino il sindaco, quelli ereditati e quelli nuovi che attraversano tutte le altre grandi città italiane ed europee. “Non va tutto bene ma non va tutto male” dice. Ma l’amministrazione sta lavorando con dedizione, determinazione e serietà e c’è la percezione di un cambiamento, di un miglioramento nelle cose che si stanno facendo, un dinamismo economico che certifica la Torino cambia che stiamo raccontando. Stiamo per affrontare un triennio decisivo, la fase due, con tutte le difficoltà conosciute ma con i conti che garantiscono una politica espansiva. Ci saranno una trasformazione fisica, con trecento cantieri pronti a partire nei prossimi sei mesi, ed una trasformazione sociale con un grande problema demografico da affrontare che mette a rischio la tenuta del nostro sistema di welfare che si regge sul meccanismo di espansione demografica e ricambio generazionale delle lavoratrici e dei lavoratori. Il sindaco insiste poi sul rilancio della città, che dovrà coniugare finanziamenti pubblici ed investimenti privati, in un corto circuito virtuoso, e che dovrà continuare a lavorare sulla politica dei collegamenti, deficitari per ragioni geografiche, garantendo l’interconnessione con il resto dell’Italia e l’Europa. C’è la questione orizzontale della transizione ecologica, del contrasto al cambiamento climatico: luci ed ombre. Citando la sua partecipazione alla Cop28, Lo Russo sostiene che gli obiettivi codificati sono ancora insufficienti a cogliere l’emergenza climatica e rivendica la necessità di politiche adeguate da parte delle città. In tal senso, Torino si candida ad essere un buon esempio che coniuga sviluppo e transizione ecologica con una logica strutturale. Che farà la differenza. Infine la partecipazione, una sfida delle democrazie che dovrà caratterizzare i prossimi tre anni. Per il sindaco sono maturi i tempi per intercettare coloro che si sentono esclusi, che producono una bassa affluenza elettorale e rischiano di consegnare la dialettica politica, pubblica, alla maggioranza di una minoranza.