“Carcere di Torino, una situazione ormai insostenibile”

Il carcere di Torino? Permanentemente sovraffollato, in condizioni strutturali e igieniche assolutamente inadeguate, carente di personale di custodia e di servizi sanitari, con attività interne di formazione culturale e professionale rivolte ai detenuti che risultano discontinue e insufficienti. Dietro i luoghi comuni del “chiudere in cella e buttare la chiave” o dello “stare in albergo a cinque stelle a spese dei contribuenti”, c’è una realtà che è stata descritta oggi nel corso di una riunione della commissione Legalità, presieduta da Luca Pidello, la quale si occupa anche delle condizioni delle persone in stato di detenzione.

Ci sono degli elementari diritti costituzionali che oggi sono di fatto negati alle persone imprigionate, come hanno evidenziato le ricercatrici universitarie Perla Allegri e Rosalba Altopiedi, a nome di quell’associazione Antigone che fin dagli anni Ottanta del secolo scorso monitora la situazione delle carceri italiane. Una situazione pessima, hanno spiegato, nella quale il carcere “Lorusso e Cutugno” di Torino non fa eccezione, a cominciare dal sovraffollamento: secondo dati ufficiali del Ministero della Giustizia, al 30 giugno risultavano presenti 1425 detenuti (per il 54% italiani) comprese 126 donne, a fronte di una capienza regolamentare di 1118. Un indice di sovraffollamento pari al 127% (superiore alla media nazionale che si attesta al 111%) che riguarda soprattutto i due padiglioni B e C. A peggiorare il quadro, le carenze strutturali delle celle e degli spazi comuni.

Da sinistra, il vicepresidente Enzo Liardo, il presidente Luca Pidello, la ricercatrice universitaria Perla Allegri (Ass. Antigone) e Monica C. Gallo, Garante dei detenuti della Città di Torino

Secondo un rapporto del Comitato di Prevenzione della Tortura (CPT), risalente all’anno scorso e citato dalle rappresentanti di Antigone, erano stati riscontrati vari casi di persone prive da settimane di abiti puliti e prodotti per l’igiene personale. Inoltre, segnalava il rapporto CPT, nell’ala destinata ai detenuti nuovi arrivati, sono collocate anche persone vulnerabili, con disturbi mentali, apparentemente a rischio suicidio (due i tragici casi verificatisi nelle ultime settimane): e questo in un contesto, segnalava il già citato report, assolutamente inadeguato per le persone fragili, con il mancato rispetto della loro dignità umana.

Quello della fragilità delle persone detenute, o almeno di gran parte di esse, è un tema che è stato ulteriormente approfondito, a partire dagli aspetti legati al disagio psichico, con un 78% dei carcerati e carcerate che fanno uso regolare di sedativi e ipnotici. Sono inoltre in aumento eventi critici, dagli atti di autolesionismo sino a gesti estremi e drammatici come il suicidio.

La carenza di personale incide pesantemente sulla qualità di vita dei detenuti e di chi nel carcere ci lavora: gli effettivi della Polizia Penitenziaria sono del 19% al di sotto della pianta organica, percentuale che si impenna al 28% per i funzionari giuridico-pedagogici. Secondo le rappresentanti di Antigone, poi, c’è anche un fattore di cultura giuridica locale, che vede la magistratura di sorveglianza poco propensa a entrare nel carcere.

La ricercatrice universitaria Rosalba Altopiedi (Ass. Antigone)

Un quadro confermato anche dall’intervento di Monica Cristina Gallo, la Garante dei diritti delle persone private della libertà della Città di Torino, che ha definito il carcere torinese “fuori dalla legalità”, in preda a una situazione non più gestibile per i detenuti come per il personale, sottolineando anche come nel corso delle loro  pur frequenti visite, lei e i sui collaboratori e collaboratrici solitamente non incontrino personale sanitario e stigmatizzando l’assenza di assistenza psichiatrica. Gallo ha anche definito come imbarazzante la situazione del Ferrante Aporti, l’istituto minorile nel quale sono rinchiusi 44 ragazzi, che ha definito come abbandonato e sporco.

Insomma, un quadro nel quale è difficile intravedere messo in atto quel concetto di finalità rieducativa della pena prevista del nostro ordinamento costituzionale.  Del resto, anche l’Europa ha denunciato il nostro Paese per il trattamento disumano e degradante della popolazione carceraria. Nel dibattito seguito all’illustrazione della situazione, sono intervenuti, oltre al presidente Pidello, vari consiglieri e consigliere: Greco, Viale, Diena, Liardo, Conticelli, Tosto.

Claudio Raffaelli