Nel corso di una conferenza stampa tenuta oggi a Palazzo Civico, i due Garanti dei detenuti di Città di Torino e della Regione Piemonte, rispettivamente Monica Cristina Gallo e Bruno Mellano, hanno espresso forte preoccupazione per la situazione nell’Istituto penale per i minorenni “Ferrante Aporti”.
A fronte di una popolazione detenuta che a metà mese raggiungeva le 46 unità (17 gli italiani, 13 i tunisini, 7 i marocchini: sono 34 i minorenni), la locale sezione della Polizia penitenziaria conta su 30 persone in servizio operativo e altre 10 distaccate per i servizi esterni: un numero insufficiente, inferiore a una pianta organica già forse inadeguata. Inoltre, notano i Garanti, si tratta di persone giovani e carenti di formazione sulle strategie relazionali e gestionali.
A destare qualche apprensione sono anche alcuni elementi strutturali, come la fatiscenza degli spazi detentivi del Centro di prima accoglienza (CPA), dove spesso il soggiorno si prolunga più del dovuto
Nelle quattro sezioni detentive, una delle quali riservata ai giovani adulti maggiorenni, la situazione climatica non è ottimale, tra mancanza di caloriferi e assenza di schermature e sistemi di raffreddamento, che rendono gli ambienti non ottimali sia d’inverno che nei mesi estivi. Anche le camere di pernottamento, è stato sottolineato nel corso della conferenza stampa, sono deteriorate e spesso prive degli elementi d’arredo necessari. Critica, inoltre, risulta la situazione dei servizi igienici e di spazi come le sale adibite ai colloqui con i familiari, prive di finestre e degradate.
Particolare rilievo, in questo quadro, assumono le carenze di personale, non solo degli agenti di custodia ma anche, ad esempio, nel caso dei funzionari giuridico-pedagogici, che pure sono figure fondamentali per strutturare progettualità nel percorso di ciascun giovane recluso. Una forte preoccupazione è stata poi espressa da Gallo e Mellano per il mantenimento dell’uso delle due celle di isolamento al pian terreno, non adeguate ad ospitare giovani con particolare vulnerabilità
Per quanto concerne l’assistenza medica, i due Garanti hanno snocciolato i dati relativi al personale medico e paramedico presente al Ferrante Aporti. Nell’istituto prestano la loro opera un medico di continuità assistenziale, due medici specialisti oltre gli operatori del DSM e del SERDAP, un medico generalista, due infermieri e O.S., affiancati da due psicologi e un mediatore culturale sanitario, presenti da 8-9 ore al giorno per tutti i giorni della settimana alle 4 ore di un solo giorno settimanale (è il caso del dentista), se non soltanto su chiamata come nel caso dello psichiatra.
In questo quadro disagevole, nel 2022, si sono registrati duecento gesti di autolesionismo (con un tentativo di suicidio), un numero superiore a quello della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” sia in termini assoluti sia in proporzione alla quantità di persone recluse”. Cresciuti esponenzialmente anche gli interventi delle ambulanze del 118, con 62 trasporti l’anno scorso (uno per TSO) contro i 19 del 2021 e una media negli anni precedenti intorno alla decina.
Mellano e Gallo hanno preso atto degli sforzi compiuti dalla Direzione uscente e dell’attivazione di numerosi progetti di valore a favore dei giovani detenuti. Tuttavia, i Garanti richiamano le precedenti raccomandazioni degli organi di garanzia Nazionale, Regionale e Comunale, che richiedono una direzione stabile e costantemente presente in Istituto, presupposto imprescindibile per il miglioramento delle condizioni di vita e lavoro.
Tornando ai problemi strutturali dell’Istituto minorile, i Garanti di Regione e Città di Torino hanno sottolineato come i fondi messi a disposizione dal PNRR per il miglioramento delle strutture penitenziarie (quasi 133 milioni di euro fino al 2026). Per il Ferrante Aporti, destinatario di 25,3 milioni (il più consistente degli interventi programmati) si tratta di un’opportunità preziosa.
In questa prospettiva, hanno aggiunto, è fondamentale che al centro dell’attenzione e della progettualità vi siano i giovani reclusi nella struttura, senza dimenticare il personale che vi opera, con opportuni interventi su spazi e strutture. Evitando quindi una logica di progettualità puramente in chiave edilizia, senza alcuna preventiva condivisione con il territorio e gli operatori locali dei singoli servizi interessati e toccati dai consistenti lavori.
Redazione di cittAgorà