I luoghi di culto in San Salvario, modello di convivenza

l'interno della sinagoga
L’incontro alla sinagoga
Al tempio valdese
La moschea di via Saluzzo
Dentro la chiesa dei santi Pietro e Paolo

San Salvario è l’ombelico di Torino. Crocevia di storie, culture, #religioni, che vi si intrecciano da sempre, ha una vocazione all’inclusione consolidata con il tempo. Ha alternato periodi difficili ad anni di rilancio, per affermarsi, oggi, come centro nevralgico di quella che viene definita comunemente la movida, serale e notturna, torinese. Se la ristorazione è la cifra più significativa del quartiere, non secondario è l’impatto che hanno i luoghi di culto che arricchiscono e caratterizzano il territorio. La sinagoga ebraica e il tempio valdese su corso Vittorio Emanuele II, la moschea di via Saluzzo, la chiesa cattolica dei Santi Pietro e Paolo in largo Saluzzo, sono stati l’oggetto, ieri pomeriggio, di un sopralluogo della commissione speciale Contrasto fenomeni di intolleranza e razzismo in congiunta con le commissioni Cultura di Palazzo Civico e della Circoscrizione 8. I consiglieri, guidati dal presidente Abdullahi Ahmed, hanno incontrato il rabbino capo Ariel Finzi, il presidente del Concistoro della Chiesa Valdese di Torino Sergio Velluto, l’imam della moschea Omar di #Torino Mohamed Shahin, il parroco della chiesa Santi Pietro e Paolo don Claudio Durando. Accompagnati all’interno dei vari luoghi di #fede, dopo un rapido confronto per approfondire gli aspetti con cui ogni #religione celebra i suoi momenti di incontro e di preghiera, i consiglieri hanno posto il focus dell’incontro sulla volontà di prevenire fenomeni di #intolleranza da parte delle varie comunità coinvolte sul territorio. La risposta è stata genericamente confortante, lasciando emergere il prevalere del dialogo e del rispetto reciproco, in un clima di pacifica convivenza reciproca dove sfumano le differenze, anche culturali, fra le varie comunità impegnate ad interagire, determinate a costruire progetti comuni per il bene comune dei residenti sul territorio.

Marcello Longhin