La magistratura fa il proprio lavoro e procede, come è giusto che sia, per accertare eventuali responsabilità per quello che è accaduto a Piazza San Carlo. La politica, ai tempi in cui aveva e usava il suo potere di autonomia, non aspettava mai le conclusioni del lavoro giudiziario per fare le sue scelte. Anzi, precedeva il lavoro della magistratura prendendo atto delle disfunzioni amministrative o dell’insufficienza dell’azione politica, e operava scelte coraggiose.
Il sindaco Chiara Appendino è una grillina non dico “anomala” ma voglio credere abbastanza “autonoma” da poter fare oggi le scelte che Torino e i torinesi si attendono da lei. Allora, il mio suggerimento, da oppositore leale ma non indulgente, è che il sindaco trovi il coraggio necessario per mettere mano a una giunta la cui azione non ha dato prove di efficienza. Appendino può, solo che lo voglia, mettere mano a un rimpasto di giunta facendo posto a rappresentanti della società torinese magari non schierati con il grillismo ma possibilmente dotati di esperienza e di feeling con la città. Non è una scelta facile sul piano politico, mi rendo conto, ma un cambiamento nella giunta sarebbe un segnale senz’altro positivo che si trasmette alla città. Il sindaco deve poter dire: ci sono, sono qui e mi assumo le mie responsabilità politiche. Diversamente, significa rimanere nel circolo vizioso e triste visto fino a oggi: inchieste, grancassa mediatica, condanne al rogo per il primo malcapitato che passa, e poi tutto torna come prima. Torino, però, non merita questo.
Appendino faccia rimpasto di Giunta nel segno dell’esperienza
Osvaldo Napoli