Il Regio e la “guerra” con Netflix per avvicinare i giovani al teatro

Orchestra e coro del Teatro Regio (foto Teatro Regio)

Mathieu Jouvin, da qualche mese il nuovo sovrintendente del Teatro Regio, è stato ricevuto oggi dalle commissioni V Cultura e III Lavoro, presiedute rispettivamente da Lorenza Patriarca e Pierino crema.
Quarantaquattrenne con alle spalle una già lunga carriera (con incarichi direzionali all’Opéra di Parigi e analoghi enti teatrali di Lione e Bruxelles), Jouvin ha illustrato ai consiglieri e consigliere lo stato attuale del Regio, in via di rilancio dopo anni difficili segnati dalla crisi finanziaria e dalle restrizioni imposte dalla pandemia. Per il 2023, ha spiegato il sovrintendente, il budget sarà pari a 35.8 milioni di euro, tornando ai livelli prepandemici. E si stanno profilando possibilità di nuove partecipazioni finanziarie da parte dei privati, che già oggi garantiscono il 10% circa del budget, il cui nucleo duro è costituito dai fondi erogati da Comune, Regione e Stato. Anche le tensioni sindacali del recente passato sembrano aver trovato una composizione, con un accordo siglato da quattro delle cinque organizzazioni sindacali presenti in azienda. Gli abbonati, non più di 3500 l’anno scorso (prima della crisi pandemica avevano toccato quota 9000) sono già ora risaliti sopra i 4000 e la campagna abbonamenti continua. Con le circa trecento persone che ci lavorano, ai quali si aggiungono di volta in volta artisti e tecnici dei singoli spettacoli), lo storico teatro di piazza Castello festeggerà l’anno prossimo il cinquantesimo anniversario della ricostruzione sul progetto di Carlo Mollino, dopo il rogo che ancor prima della Seconda guerra mondiale aveva distrutto l’originaria sede barocca del teatro di Casa Savoia. Festeggiamenti, ha spiegato Jouvin, che si svilupperanno intorno a un ricco cartellone di respiro europeo, cento recite nella sala grande, una sessantina al Piccolo Regio, più i concerti della Filarmonica Teatro Regio.

Fra i titoli, grossi calibri dell’opera come Aida, Il Barbiere di Siviglia, Madame Butterfly, La Fille du Régiment e il Flauto Magico (cinque grandi produzioni delle quali tre in allestimenti nuovi di zecca per Torino). Nomi come Giuseppe Verdi, Gaetano Donizetti, Giacomo Puccini, Gioacchino Rossini, Wolfgang Amedeus Mozart, ma anche Nikolaj Rimskij-Korsakov (la cui La sposa dello Zar sarà eseguita sotto la bacchetta di un giovane direttore d’orchestra ucraino.

Jouvin ha molto insistito sulle iniziative culturali e le strategie di marketing rivolte ai giovani per avvicinarli al teatro, perché, ha spiegato, si rischia una rottura generazionale che un domani potrebbe mandare in crisi l’intero sistema teatrale. “Siamo in guerra con Netflix” ha riassunto il manager del Regio, un po’ per scherzo ma non tanto, spiegando iniziative di tariffe agevolate e biglietti last minute a prezzi competitivi, rivolte proprio ai giovani under 30, così come una formula che consentirà ai giovani genitori di affidare i propri bambini a un servizio che li terrà impegnati in interessanti laboratori e spazi creativi, mentre papà e mamme assistono allo spettacolo. Senza parlare delle numerose iniziative rivolte al mondo della scuola, per formare l’interesse verso il teatro di quelli che potranno essere gli spettatori e le spettatrici di domani. Passaggi è il titolo della stagione 2023, ha sottolineato Jouvin, scelto per indicare “una fase di cambiamento, apertura ed espansione, gettando un ideale ponte tra la storia plurisecolare del teatro Regio e le sue prospettive future”.

Grande l’interesse espresso dai consiglieri e consigliere, che pur incalzando i tempi di una successiva riunione sono intervenuti numerosi (Garcea, Santiangeli, Greco, Diena, Crema, Russi, Catizone). Fra i temi sollevati, la gestione delle risorse umane e le relazioni sindacali, le iniziative per bambini, ragazzi e famiglie, gli equilibri finanziari.

Claudio Raffaelli