I diritti delle persone private della libertà personale, un tema sul quale la Città di Torino aveva già anni fa istituito la figura della propria Garante, sono oggi più che mai all’attenzione dell’istituzione comunale nel suo insieme. Questa mattina, infatti, insieme alla Garante, Monica Cristina Gallo, in Sala Carpanini si sono ritrovate la commissione Diritti e Pari opportunità (presieduta da Elena Apollonio), la commissione Legalità (presieduta da Luca Pidello, che ha coordinato l’incontro), la vicesindaca Michela Favaro, la quale ha tra le proprie deleghe anche quella alla legalità e la presidente del Consiglio comunale Maria Grippo. Proprio quest’ultima, in apertura della seduta, ha rievocato il percorso che ha portato la già esistente commissione Legalità ad inserire nella propria denominazione ufficiale il tema dei diritti dei detenuti e delle persone soggette a restrizioni della propria libertà. Un atto non formale, ha sottolineato Grippo, che prelude a una più sistematica e articolata collaborazione tra gli organi comunali e l’ufficio della Garante, su temi delicati come quello del carcere (Torino ospita il “Lorusso e Cutugno”, uno dei più affollati penitenziari italiani ), dell’istituto per minori “Ferrante Aporti” e del Centro di Permanenza per il rimpatrio (CPR) di via Santa Maria Mazzarello 31. Presidente del Consiglio comunale e Garante, nei giorni scorsi, si sono recate insieme presso il carcere, per la presentazione di una guida ai diritti dei reclusi, così come al CPR per un incontro con i nuovi gestori (Grippo ha tra l’altro ribadito l’intenzione di giungere all’intitolazione alla memoria di Moussa Balde, tragicamente scomparso mentre era rinchiuso nel CPR, di un’area verde nei suoi pressi).
Monica Cristina Gallo, che nei prossimi giorni presenterà la sua relazione di attività annuale, ha riassunto per sommi capi la situazione attuale dell’universo carcerario torinese. Un villaggio città nella città, dove ai circa 1400 detenuti presso il Carcere “Lorusso e Cutugno” e alle decine di minori del “Ferrante Aporti (in gran parte giunti dalla Lombardia per ristrutturazione in corso al “Cesare Beccaria”, si aggiungono centinaia di agenti di custodia, amministrativi, educatori, operatori sanitari, mediatori culturali (il 5o% circa dei detenuti hanno nazionalità diversa da quella italiana). Il carcere è sovraffollato , infatti la capienza prevista è inferiore alle 1100 persone, ha problemi di fatiscenza degli edifici ed è al centro di una vicenda giudiziaria tuttora in corso per presunte violenze su detenuti da parte di alcuni agenti di custodia, in anni recenti. Preoccupante è poi la presenza in cella di persone giovanissime. E non parliamo dell’istituto per minori, ma del carcere, il quale vede il 13% dei detenuti compresi tra i 18 e i 24 anni d’età, molti dei quali stranieri. Proprio questi ultimi, ha spiegato la garante, sono stati al centro di un’indagine condotta in collaborazione con l’Università di Torino, che ha tra l’altro rilevato varie situazioni di dipendenza da psicofarmaci.
Ma i temi affrontati nel corso della relazione della Garante, così come negli interventi che l’hanno seguita (oltre alla vicesindaca Favaro, i presidenti di commissione Pidello e Apollonio, con le consigliere e e i consiglieri Garione, Diena, Firrao, Greco, Crema, Borasi, Saluzzo, Damilano e Viale) sono stati molteplici. L’istruzione e il lavoro in carcere – fondamentali per una prospettiva di reinserimento sociale a fine pena – le carenze di personale negli istituti di pena (un educatore ogni 100 detenuti, al “Lorusso e Cutugno”), l’organizzazione di servizio di anagrafe e di orientamento verso il ritorno in libertà e l’incidenza delle disabilità riconosciute tra i detenuti, sulle quali non si riescono ad avere dati. Dopo numerosi avvicendamenti al vertice, l’attuale direttrice del carcere, ha sottolineato Gallo, è aperta e disponibile alle sinergie, forte anche dall’esperienza alla direzione del carcere di Bollate, presso Milano, considerato all’avanguardia tra gli istituti di pena. Insomma, molti problemi da affrontare ma anche molta disponibilità ad affrontarli, in una virtuosa spirale di collaborazione tra istituzioni pubbliche (e nel caso del tema lavoro, anche aziende e cooperative) nella quale le diverse articolazioni della Città di Torino, il Consiglio comunale, la Giunta e l’ufficio della Garante, possono svolgere un ruolo determinante.
C.R.