Kobane, nord della Siria, nel territorio definito Kurdistan, è diventata simbolo della resistenza curda contro l’Isis. Il simbolo di una lotta che ha portato all’onore del mondo una popolazione, donne e uomini combattenti con la sola idea di difendere la propria identità. Un popolo che un territorio non ce l’ha, 40 milioni di persone sparse nel mondo, 25 milioni in Turchia.
“Non chiediamo una nazione, ma diritti fondamentali, studiare nella nostra lingua madre, vivere la nostra identità, che in Turchia, però, è negata”. Lo ha raccontato, questa mattina, Yilmaz Orkan, dell’Ufficio Informazione del Kurdistan in Italia, nel corso della commissione speciale Contrasto fenomeni di intolleranza e razzismo, presieduta da Daniela Albano.
“Stiamo lottando contro uno stato autoritario e razzista guidato da Erdogan, ha affermato. Per noi che rappresentiamo un movimento progressista, lottando per i diritti di altri popoli come gli Armeni o gli Assiri, questo è inaccettabile. Non siamo liberi nemmeno di gestire le nostre terre nel nord della Siria, a causa dei frequenti attacchi turchi. Siamo considerati terroristi, ha aggiunto, proprio noi che abbiamo combattuto il califfato, mentre ora la Turchia ha creato una grande rete jihadista”.
“Questa commissione, ha concluso, è importante per far capire che ciò che sta accadendo è un problema per la stessa Europa, mentre, per contro, c’è un popolo curdo che combatte per l’uguaglianza dei popoli. Occorre che l’Europa stessa ci faccia sentire il suo appoggio e fermi la linea jihadista e nazionalista turca del dittatore Erdogan”.
Ha combattuto in Siria nelle Ypg – Unità di Protezione Popolare il giornalista Davide Grasso, tra il 2016 e il 2017, un’esperienza ispirata dagli attentati di Parigi dove “è stata colpita la mia generazione “.
“Sono stato educato a concepire gli interventi militari solo a difesa della popolazione civile e delle donne in particolare”. Ha raccontato degli amici morti durante i combattimenti che, pur provenienti dai luoghi più sperduti del territorio, erano tutti perfettamente a conoscenza della storia della Resistenza in Italia.
Sarebbe un bel segnale, ha evidenziato, che la Città di Torino, Medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza, dedicasse uno spazio del suo territorio alle vittime cadute per mano dell’Isis, come la torinese Antonella Sesino, uccisa nella strage del Bardo, a Tunisi, e a quelle cadute durante i combattimenti della resistenza curda,
Lo stesso appello ha avanzato Jacopo Bindi, ex militante del Movimento per la società democratica (Tev Dem) che ha anche invitato a sensibilizzare sul caso di Maria Edgarda Marcucci, che aveva combattuto nell’Unità di protezione delle donne (Ypj), da diversi mesi sotto “sorveglianza speciale” per aver difeso la causa curda in Siria.