Commissione, assemblea, consulta… basta che sia di quartiere. Non è tanto sul nome che si è discusso, durante l’ultima riunione in videoconferenza, presieduta da Maura Paoli, della Commissione speciale per il Decentramento: tra le possibili definizioni, si deciderà in seguito. L’idea che, data l’ampiezza delle Circoscrizioni, occorra stimolare forme di partecipazione sulla scala dei diversi borghi e quartieri che le compongono, è infatti ampiamente condivisa, sia dai consiglieri comunali che dai presidenti circoscrizionali: il nuovo Regolamento per il Decentramento, in discussione da mesi, comprenderà anche un nuovo assetto per gli organismi assembleari di quartiere. La discussione, al momento, è piuttosto apparsa focalizzata sul delicato equilibrio tra l’esigenza di regolamentare il funzionamento degli organismi di quartiere e il timore che una loro eccessiva burocratizzazione possa finire per scoraggiare la partecipazione della cittadinanza, elemento ribadito quale fondamentale per un reale decentramento amministrativo.
Esiste poi il tema del rapporto fra Consigli circoscrizionali, organi elettivi espressi dal voto di tutta la cittadinanza, e assemblee locali, dotate di facoltà consultive e
propositive, che si baserebbero comunque sulla partecipazione spontanea e volontaria – a titolo gratuito – di singole persone. Assemblee che dovrebbero esprimere un referente e un portavoce, incarichi conferiti a rotazione e per un periodo di tempo limitato. Focalizzate su temi inerenti le priorità del territorio, le assemblee potrebbero formulare proposte ai Consigli circoscrizionali, formulare pareri sugli atti di questi ultimi, chiedere a loro volta i pareri delle Consulte comunali oggi attive. Gli organismi di quartiere, una volta approvata la loro proposta dal Consiglio circoscrizionale, vedrebbero attivato a cura dell’Assessorato al Decentramento un laboratorio tematico per la coprogettazione.
Nel dibattito, è persino balenato il timore che le commissioni (oppure assemblee o consulte) possano diventare campo di manovra per fazioni politiche che, risultate minoritarie alle elezioni, puntassero a creare una sorta di “potere duale” rispetto ai Consigli circoscrizionali. Con tutto ciò, l’idea base è quella di un organo territoriale, comunque convocato e presieduto dal presidente della Circoscrizione di Riferimento, al quale possano partecipare, iscrivendosi ad un apposito elenco, persone residenti, dimoranti oppure che lavorano o studiano nella zona di riferimento, anche minori, che tuttavia abbiano compiuto i sedici anni di età. I consiglieri e consigliere circoscrizionali avrebbero facoltà di partecipare alle riunioni e prendere la parola, ma senza diritto di voto.
E quante e quali dovrebbero essere, queste assemblee o consulte che siano? L’idea prevalente appare quella di fissarne un numero massimo per ogni Circoscrizione, lasciando a quest’ultima la scelta quantitativa e territoriale, in base non solo a quelli che sono i “borghi storici” ma anche a come ne sia stato eventualmente modificato, nel tempo, l’assetto socio-economico.
Tutti questi temi saranno oggetto di ulteriore approfondimento nei prossimi appuntamenti della Commissione Decentramento, in costante dialogo con i rappresentanti delle Circoscrizioni.
Claudio Raffaelli