La figura tradizionale del clochard, termine che ha ormai sostituito lo sprezzante “barbone“, non basta più a riassumere la pluralità delle situazioni vissute da donne e uomini che dormono sotto i portici nelle nostre strade. Ognuno di essi ha la propria storia, la propria situazione ed anche, perché no, le proprie motivazioni e preferenze: gran parte delle persone tra trascorrono la notte all’aperto fra cartoni, coperte e sacchi a pelo, infatti, rifiutano la possibilità di usufruire dei dormitori. L’impegno dei servizi comunali e delle associazioni di volontariato (una ventina quelle che, a vario titolo, si occupano delle persone senza fissa dimora), è quotidiano, i posti letto ci sono, in inverno aumentano anche.
Ma non sono pochi coloro che non vogliono usufruire di questa possibilità. Molteplici le motivazioni, dal rifiuto di condividere spazi con persone sconosciute e per questo oggetto di diffidenza (in camerata ma anche, e forse soprattutto, nelle stanze con 2 o tre letti), sino alla claustrofobia, o al desiderio di continuare a presidiare un territorio verificatosi favorevole alla raccolta di offerte, oppure altri motivi soggettivi. Effettivamente, è stato osservato nel corso della riunione della commissione Servizi sociali che ha affrontato questo argomento, offrire la possibilità di posti letto singoli, in spazi anche molto limitati ma non condivisi con altre persone, potrebbe indurre più di una persona oggi refrattaria ad affidarsi alle strutture di accoglienza. Tuttavia, i costi sarebbero piuttosto rilevanti. Con tutto ciò, l’impegno di non lasciare sole queste persone non viene meno. Gli operatori del servizio di boa comunale e delle associazioni di volontariato (tra le quali ACMOS e il gruppo Abele, rappresentati alla riunione odierna) continuano ad avvicinare le persone che dormono in strada cercando di convincerle ad approfittare della possibilità loro offerta di dormire su un letto e al caldo. Gli stessi orari dei dormitori pubblici – che si sta cercando di rendere ancora più accoglienti e decorosi – sono stati ampliati, anticipandone l’orario di apertura e posticipando l’orario entro il quale dev’essere lasciato libero il posto.
Per i soggetti con dipendenze da alcool o sostanze stupefacenti, che di norma frequentano anche i dormitori, è attivo un servizio di assistenza in collaborazione con Arcidiocesi e ASL, mentre i servizi sanitari essenziali sono garantiti a tutte le persone senza fissa dimora, con o senza documenti in regola. Data la significativa presenza di cittadini romeni tra le persone senza fissa dimora, poi, è stata avviata un’attività congiunta con il Consolato di Romania. Nel corso della riunione della commissione, che ha espresso il generale apprezzamento per il lavoro dei Servizi sociali in questo delicato ambito di attività, è stata sottolineata la necessità di verificare se esista ancora un settore di persone che dormono in strada non ancora raggiunto dagli operatori assistenziali, potenzialmente nell’utilizzo delle strutture di accoglienza e sostegno.
Claudio Raffaelli